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All’agricoltura servono i macchinari. Urgente lo sblocco della produzione

Roma (24 aprile 2020) – Dopo quattro settimane nessuna risposta è arrivata sull’emergenza agricola. Il blocco nelle forniture di macchine e attrezzature può danneggiare in modo irreparabile i raccolti. Senza trattamenti antiparassitari la frutta non sarà vendibile sui mercati ad un prezzo accettabile. A lanciare l’allarme non sono soltanto gli agricoltori ma anche i produttori di macchine agricole.

I dati sulle vendite nella prima parte dell’anno evidenziano un crollo nel mese di marzo, caratterizzato dal rallentamento delle attività e poi dal blocco dei siti produttivi. Anche in presenza di una riapertura degli impianti industriali prevista dal Governo a partire dal prossimo 27 aprile – evidenzia FederUnacoma – il secondo semestre resterà condizionato dalla riduzione dei quantitativi di macchinari prodotti, per la necessità di rispettare le norme di sicurezza e prevenzione all’interno degli impianti, e dalla minore capacità d’investimento da parte delle imprese agricole a causa della congiuntura infelice.

“Un mese di lavoro in agricoltura è un tempo enorme e il Governo non riesce a capirlo”. Così Alessandro Malavolti, Presidente di FederUnacoma (Confindustria). Alla fine di marzo, insieme con le organizzazioni professionali agricole, abbiamo investito il Governo di una questione molto concreta e molto urgente  perché le lavorazioni primaverili erano iniziate e gli agricoltori non potevano acquistare i mezzi meccanici necessari a causa del blocco della produzione; ma a distanza di un mese ancora nulla è cambiato”.

Nella statistica relativa al primo trimestre dell’anno – che l’Ufficio Studi di FederUnacoma realizza sulla base dei dati relativi alle registrazioni forniti dal Ministero dei Trasporti – il dato di marzo si compensa con quelli riferiti ai mesi di gennaio e febbraio ancora non condizionati dall’emergenza epidemia.

“La preparazione del terreno, la semina, i trattamenti antiparassitari e le prime irrigazioni – spiega Malavolti – hanno un preciso calendario, imposto dal clima e dal ciclo vegetativo delle piante. Anche due o tre settimane di ritardo nella semina, per la mancanza delle macchine e delle attrezzature necessarie, compromettono la quantità e la qualità del raccolto, e un ritardo di dieci giorni nei trattamenti può comportare l’attacco dei parassiti con danni irreparabili alla qualità dei prodotti e con il crollo del loro prezzo sul mercato”.

Le previsioni per il secondo trimestre indicano dunque un perdurare della fase negativa, in attesa che l’arrivo della stagione estiva e l’attenuarsi dell’emergenza possano incoraggiare una ripresa più robusta delle attività nel comparto.

“È paradossale – conclude Malavolti – che, oltre a disporre aiuti economici per l’industria e per il terziario, il Governo debba fronteggiare i danni all’agricoltura, unico settore che avrebbe potuto continuare la propria attività senza limitazioni e che rischia di uscire anch’esso gravemente segnato da questa emergenza”.

Alessia Capeccioni