
Se i fondi pensione servono, perché la gente non si iscrive?
di Paolo Pellegrini
Vicedirettore Mefop
Secondo gli ultimi dati della Covip, quasi il 70% dei lavoratori italiani non è iscritto ad un fondo pensione negoziale. Il problema, per Paolo Pellegrini, sta nello scarso livello di informazione dei potenziali interessati. E un ruolo fondamentale per lo sviluppo della previdenza complementare è in capo ai datori di lavoro e ai sindacati.
Abbiamo già detto a cosa servono i fondi pensione (cfr. Newsletter Enpaia n. 1 di febbraio 2020) e via via esamineremo tutte le ragioni per cui è utile e vantaggioso aderire a un fondo pensione.
Ma adesso ci poniamo la domanda principale: se i fondi pensione servono, perché la gente non si iscrive?
Un dato su tutti, dall’ultima relazione Covip: il tasso di adesione a fine 2018 era di circa il 30,2% (https://www.covip.it/wp-content/files_mf/1560939306ConsiderazionidelPresidente20190612.pdf). Questo vuol dire che quasi il 70% dei lavoratori non è iscritto a un fondo pensione.
Perché il 70% dei lavoratori non si iscrive al fondo pensione?
Vediamo quali sono le possibili ragioni e come e chi può cambiare questo stato di cose.
Il motivo principale è che la gente non pensa ai fondi pensione. Se nessuno glielo dice, l’uomo della strada non sa che il fondo pensione esiste, serve, è conveniente, è gestito bene ed è vigilato.
Cosa pensa l’uomo della strada?
Fino a qualche tempo fa, si era portati a pensare che i fondi pensione non servissero. Troppo viva nell’immaginario collettivo era l’idea di pensioni pari all’80% dell’ultimo reddito. Ma con il passaggio al contributivo, in prospettiva non sarà più così. Il problema, però, è che lo Stato non ha mai informato chiaramente di questa modifica epocale: non l’ha detto negli anni ’90, quando queste nuove regole sono state approvate, né nel 2007 quando è entrata in vigore la cd. riforma del TFR. Qualcosa è stato detto più di recente con “La mia pensione complementare” (la cosiddetta busta arancione) messa a punto dall’Inps, ma con poca convinzione, per troppo poco tempo e con numeri di difficile comprensione per i non addetti ai lavori.
Ad ogni modo, nel corso degli anni il problema pensionistico è diventato di dominio pubblico e la gente ha iniziato a maturare l’idea che la pensione di base non bastasse più. Purtroppo però a questo punto nessuno ha illustrato al grande pubblico la soluzione (i fondi pensione) accanto al problema (la pensione futura inadeguata). In altri termini si è passato dall’assioma “la pensione di base sarà sufficiente” (e dunque i fondi pensione non servono) a “la pensione di base non sarà sufficiente”, ma senza soluzioni.
Senza l’illustrazione della soluzione, allora, l’uomo della strada tende ad assumere un atteggiamento di fatalistica rassegnazione. E anche quando gli si illustra che la soluzione è aderire a un fondo pensione e risparmiare, egli tende a dire che non ha soldi a sufficienza (cosa falsa: aderire a un fondo pensione “costa” circa l’1% della retribuzione lorda), che ci penserà in futuro (grave errore: rimandare l’adesione significa avere meno tempo per accumulare risparmio e avere molti meno rendimenti), oppure in ultimo che i fondi pensione sono una “fregatura” (altra considerazione errata perché non c’è forma di investimento più controllata dei fondi pensione)[1].
I dati evidenziano che chi aderisce ai fondi pensione lavora in imprese strutturate e medio grandi, del centro nord, sindacalizzate. È quindi nei luoghi di lavoro, grazie al passaparola tra colleghi, innescato da iniziative divulgative delle organizzazioni sindacali e dall’atteggiamento favorevole dei datori di lavoro (attraverso gli uffici del personale o analoghe strutture di servizio) che si determina una maggiore propensione all’adesione al fondo pensione.
E allora il motivo principale per cui l’uomo della strada non aderisce è che non sa che il fondo pensione esiste, serve, è conveniente, è gestito bene ed è vigilato. Occorre che qualcuno glielo dica. Ma non basta una persona qualsiasi. Occorre qualcuno di cui egli abbia fiducia: il collega, il sindacato, il datore di lavoro…
A chi tocca allora “vendere” i fondi pensione?
La domanda è mal posta… occorre che lo Stato e, in supplenza di questo, soprattutto i corpi intermedi (associazioni di lavoratori e di datori di lavoro) diffondano con senso di responsabilità la cultura previdenziale e spieghino perché il fondo pensione esiste, serve, è conveniente, è gestito bene ed è vigilato e quindi è necessario aderire.
[1] L’evoluzione delle opinioni degli italiani è ben descritta nelle indagini campionarie Mefop-Ispos. Per approfondire https://www.mefop.it/blog/blog-mefop/vecchi-bisogni-intenzioni-lavoratori