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Agricoltura. La scadenza del latte fresco italiano non verrà allungata per aumentare le vendite

Roma (08 maggio 2020) – Con l’emergenza sanitaria,  l’ipotesi dell’allungamento della scadenza del latte fresco pastorizzato era stata paventata viste le difficoltà nelle consegne da parte della grande distribuzione. I rallentamenti nella distribuzione, dovuti alla pandemia di coronavirus, stanno difatti creando molti problemi ai produttori di prodotti freschi o facilmente deperibili, perché allungando i tempi della loro consegna, si restringono quelli della possibilità di consumo. Per questo era stata ventilata la possibilità di consentire un allungamento della scadenza del latte fresco pastorizzato dal sesto giorno successivo a quello del trattamento termico sino al dodicesimo giorno.

Le perdite nel canale ho.re.ca (hotel, ristorazione, bar) e delle esportazioni sempre più difficoltose, solo in parte coperte dalla grande distribuzione organizzata e dai negozi di vicinato, hanno comportato un crollo, da taluni ritenuto ingiustificato, del prezzo al litro pagato agli allevatori. Da qui l’ipotesi dell’allungamento della scadenza che ha visto, però, sin da subito la protesta dei produttori locali e che ora viene scongiurata definitivamente anche dal Ministero delle Politiche Agricole.

“Il latte fresco italiano è un’eccellenza unica in Europa, vanto nazionale invidiato anche da altri Paesi. Si tratta di un prodotto facilmente deperibile la cui qualità è garantita non solo attraverso i severi disciplinari di produzione che ne preservano le qualità organolettiche ma anche mediante costanti verifiche sulla tracciabilità. Non è, pertanto, in discussione l’apporto di alcuna modifica alla legge n.204 del 2004”, ha dichiarato il sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate.

“A salvaguardia del prezzo del latte e del reddito degli allevatori invitiamo i produttori ad aiutarci a contrastare gli eventuali fenomeni distorsivi di mercato connessi all’emergenza epidemiologica Covid-19” – prosegue L’Abbate – assicurando che “i controlli siano eseguiti costantemente e ininterrottamente dall’ICQRF”, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari.

Scongiurati, dunque, i pericoli connessi all’allungamento della scadenza del latte fresco pastorizzato come l’incentivo all’ingresso di prodotti dall’estero, che avrebbe creato una pericolosa concorrenza economica a danno degli allevatori italiani proprio in un momento in cui il legame con i prodotti del territorio andrebbe valorizzato e sostenuto. Inoltre si rischierebbe di confondere il consumatore che non lo distinguerebbe più dal latte a lunga conservazione o microfiltrato. Perciò, aggiunge L’Abbate, “è necessario agire su altri fronti per sostenere il comparto lattiero-caseario e lo stiamo facendo attraverso gli stanziamenti di 14,5 milioni di euro per i formaggi DOP/IGP e 6 milioni di euro per il latte a lunga conservazione del Fondo Indigenti, utilizzando gli strumenti dell’ammasso privato per formaggi ad indicazione geografica, formaggi generici e cagliate sino ad un massimo di 12,654 tonnellate e – conclude il sottosegretario – con una maggiore trasparenza nella tracciabilità della filiera, prevista in un decreto in discussione in Conferenza Stato-Regioni. Nel frattempo, stiamo anche chiedendo ulteriori misure all’Ue per interventi ancor più incisivi per il comparto”.

Il latte fresco italiano e l’intera filiera nazionale che lo produce e ne garantisce l’alta qualità, rappresentano infatti un prodotto e un comparto fondamentali del nostro Made in Italy. Allungare la scadenza del latte fresco di qualità esporrebbe il prodotto alla competizione sul mercato con quello a lunga conservazione, anche importato, danneggiando una filiera preziosa per qualità e ricadute occupazionali.

Alessia Capeccioni