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Covid-19. Dopo la “pausa forzata” riaprono i mercati contadini

Roma (13 maggio 2020) – Riaprono in tutta Italia i mercati contadini dopo il lungo periodo di lockdown che ha causato gravi danni alle aziende agricole e modificato i consumi alimentari delle famiglie italiane. L’emergenza sanitaria ha fatto crollare la spesa contadina in Italia del 61% per effetto del lockdown che ha limitato gli spostamenti dei consumatori e costretto alla chiusura di mercati degli agricoltori e agriturismi. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixe’ presentata in occasione dell’avvio della Fase 2 dell’emergenza coronavirus con la riapertura dei farmers market di Campagna Amica in tutta Italia nel primo weekend dopo il lungo periodo di quarantena che ha costretto gli italiani in casa e stravolto i consumi alimentari – secondo elaborazioni su dati Ismea – con il boom negli acquisti di conserve di tonno (+17%), ortaggi surgelati (+28%) e legumi in scatola (+36%).

“Una grande opportunità – secondo Coldiretti/Ixè – anche per l’82% degli italiani che vogliono acquistare prodotti Made in Italy per sostenere l’economia ed il lavoro dei territori.

Un momento atteso da quasi sei italiani su dieci (59%) che hanno fatto la spesa dal contadino almeno una volta al mese nell’ultimo anno in frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori per acquistare prodotti locali, freschi e di stagione a chilometri zero direttamente dai produttori. Con la Fase 2 è ripartita oltre la metà dei farmers market per una rete di Campagna Amica che mette a disposizione delle famiglie circa 1.200 mercati contadini a livello nazionale sia all’aperto che al coperto con una varietà di prodotti che vanno dalla frutta alla verdura di stagione, dal pesce alla carne, dall’olio al vino, dal pane alla pizza, dai formaggi fino ai fiori, per una spesa annua che prima dell’emergenza ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro”.

Va sottolineato che nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica sono state adottate tutte le precauzioni per garantire la sicurezza di ambienti e prodotti, con la distribuzione di disinfettanti e guanti, con l’invito a non toccare la merce e ingressi contingentati per evitare affollamenti;  ma anche con iniziative per la consegna a domicilio della spesa.  E’ possibile anche trovare specialità del passato a rischio di estinzione che sono state salvate grazie all’importante azione di recupero degli agricoltori e che non trovano spazi nei normali canali di vendita dove prevalgono rigidi criteri dettati dalla necessità di standardizzazione del prodotto e di grandi quantità di produzioni offerte.

L’alta qualità dei prodotti più freschi, saporiti e genuini – secondo l’indagine Coldiretti/Ixè – è la principale ragione di acquisto diretto dall’agricoltore per il 71% degli italiani, seguita dalle garanzie di sicurezza e dalla ricerca di prodotti locali che salgono sul podio delle motivazioni seguite dalla convenienza economica.

Le vendite dirette, inoltre,  in Italia garantiscono lavoro e futuro a oltre 20mila persone, con i mercati che oltre a essere luogo di acquisto diventano anche occasioni di educazione e cultura e sono un aiuto concreto per contrastare la tendenza allo spopolamento dei centri urbani dove chiudono negozi e botteghe con evidenti effetti negativi legati alla taglio dei servizi di prossimità, ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza.

“Acquistare prodotti a chilometri zero – fa rilevare il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all’economia e all’occupazione locale in un momento di difficoltà”.

L’arrivo delle famiglie fra i banchi degli agricoltori è, infine, un passo importante verso la normalità con i consumi che lasciano la “spesa di guerra” con scatolette e surgelati per un ritorno a una dieta mediterranea di prodotti freschi da sempre simbolo di salute e benessere. L’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto, difatti, ha avuto come conseguenza anche l’impossibilità di accedere al cibo di qualità dei produttori agricoli che ha di fatto rideterminato il monopolio della grande distribuzione organizzata sulla spesa della popolazione, con ingiustificabili aumenti dei prezzi. Perciò occorre promuovere un’alimentazione corretta, invitare a nutrirsi con prodotti alimentari sani e genuini e a fare la spesa risparmiando sui prezzi di trasporto e di intermediazione commerciale tra produttore e consumatore, guadagnandoci in qualità e affidabilità.

Alessia Capeccioni