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Nel lockdown aumentati i consumi di ortofrutta degli italiani

Roma (03 giugno 2020) – Durante il lockdown sono cresciuti i consumi domestici di ortofrutta, ma anche i prezzi. La forzata permanenza degli italiani fra le mura domestiche nelle lunghe settimane del lockdown ha infatti spinto il consumo di frutta e verdura fresca e trasformata: un italiano su tre ha mangiato più frutta e verdura generando un aumento del valore delle vendite pari al 15,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il maggiore interesse per la salute e il benessere, unito al forte interesse per il Made in Italy, saranno i principali criteri che guideranno le scelte dell’ortofrutta nei prossimi 6 mesi. Si registra un +20,4% per l’acquisto di frutta e un +13,4% di acquisto della verdura: è quanto emerge dall’indagine “The world after lockdown” a cura di Nomisma e Crif, che analizza l’impatto della pandemia COVID-19 sulle vite dei cittadini, grazie al coinvolgimento di un campione di 1.000 italiani responsabili degli acquisti (18-65 anni).

“L’incomprimibilità della spesa domestica per alimentare e bevande è un evidente effetto dell’incremento del numero di pasti at home, collegati alla pressoché totale chiusura del canale away from home e all’adozione dello smart-working. Per gli stessi motivi, oltre che per una generale ricerca per prodotti naturali e salutistici, le vendite di ortofrutta nella distribuzione hanno registrato un grande balzo durante il lockdown (+15,8% a valore la variazione 17/feb-26/apr 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 – fonte Nielsen – la crescita 2020 nel periodo pre-Covid era stata invece del 3,3%). La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+20,4% a valore) rispetto alla verdura (+13,4%). Un driver importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta, in particolare di quella ricca di vitamina C, come le arance e kiwi, ma anche delle mele, categorie che più di altre hanno dato impulso agli acquisti.”

Rispetto al periodo pre-Covid, gli italiani si sono maggiormente affidati ai negozi di vicinato e ai piccoli supermercati di prossimità; è diminuita la frequenza con cui si effettuano gli acquisti alimentari ed è aumentata la preferenza per punti vendita vicini alle abitazioni, sopratutto per quelli che hanno introdotto servizi quali click & collect, ordini telefonici, via WhatsApp o tramite sito internet (il 16% delle famiglie ha fruito del food delivery). Parallelamente, si è consolidata l’abitudine di acquisto di frutta e verdura online. Una famiglia su 4 infatti ha acquistato ortofrutta tramite i siti web delle insegne della distribuzione organizzata; un ulteriore 15% ha fatto un acquisto nei siti di produttori/mercati agricoli on line.

Frutta e verdure fresche sono state quindi le protagoniste sulla tavola degli italiani nelle settimane trascorse in casa e queste tendenze, embrionali prima del lockdown, potrebbero diventare abitudini consolidate nel post-emergenza. Complice il maggiore tempo a disposizione e una rinnovata attenzione alla buona cucina, i maggiori acquisti hanno riguardato questi prodotti, cui si sono affiancati anche i surgelati (presenti durante il lockdown in almeno una occasione nel carrello degli acquisti del 90% degli italiani con un +30% a valore nelle vendite della GDO nel mese di marzo), che grazie alla lunga conservazione hanno consentito la possibilità di fare “scorta”. All’opposto i prodotti time-saver e ready to eat, come gli ortaggi confezionati e già pronti all’uso in cucina e le zuppe e minestre pronte da scaldare, hanno avuto una lieve battuta d’arresto.

Nelle prossime settimane è atteso un riequilibrio, ma fino a che le misure di salvaguardia della salute degli italiani saranno alte (prosecuzione della chiusura delle scuole, uso diffuso dello smart-working, ecc.) e alcune attività procederanno a ritmo ridotto, gli effetti sulla composizione del paniere di spesa dell’ortofrutta continueranno a farsi sentire. “L’origine 100% italiana del prodotto – conclude l’indagine – sarà l’elemento chiave delle scelte degli italiani: il 60% dei responsabili acquisti dichiara, infatti, che questo criterio – già rilevante in passato – sarà ancora più centrale; a conferma è elevata anche l’importanza attribuita ai prodotti a km zero o del territorio (45%). Grande interesse si concentra anche nella ricerca di adeguate garanzie relativamente al controllo ed alla rintracciabilità lungo la filiera (45%). Tra gli altri valori determinanti i prodotti biologici (34%) e salutistici (32%), con un occhio anche alla sostenibilità, grazie alle confezioni in materiali riciclabili o comunque ecosostenibili (30%).

I consumatori di frutta e verdura, infine, faranno anche molta attenzione alla convenienza e al prezzo (42%), visto lo scenario di difficile congiuntura economica, che determinerà sempre più un forte ridimensionamento dei redditi e quindi della capacità di spesa degli italiani.”

Alessia Capeccioni