
Mercato del grano duro nella burrasca
Roma (25 giugno 2020) – A causa della carestia in Australia per il terzo anno consecutivo e di un raccolto deludente di cereali in Usa e Canada, a livello mondiale l’attuale stagione di raccolta non è stata delle migliori non tanto sui volumi ma sulla qualità della granaglia, avendo ripercussioni sui mercati del grano e dell’orzo.
Globalmente, infatti, i prezzi all’inizio sono stati calmi per orzi e grano tenero, mentre burrascosi con il grano duro. Poi, con l’inizio del Covid19, hanno subìto un rapido incremento per arrivare a stabilizzarsi successivamente da metà aprile, eccetto il duro, iniziando così una lenta fase di rientro verso i valori attesi per un’annata nel complesso positiva.
Fortunatamente l’Italia, nonostante abbia subìto gli stessi fenomeni, non ha avuto le stesse conseguenze. Questo perché gli operatori del settore, da anni consapevoli del deficit strutturale italiano, hanno sempre mantenuto la strategia delle “lunghe coperture”, che gli ha permesso di gestire, senza particolari traumi e difficoltà, gli effetti di un mercato del grano duro complicato e la crisi coronavirus.
Si è solo registrato un sensibile rallentamento nei consumi dei grani di forza da marzo a maggio, a causa della temporanea chiusura dell’Horeca.
La campagna commerciale 2020/21 di grani e orzo in Italia è legata a doppio filo, come ormai succede da anni, a quanto accadrà da qui a tre mesi in Europa, nelle regioni del Mar Nero, che ancora oggi confermano il loro protagonismo in produzioni, qualità e vigore commerciale, e nel resto del mondo.
Il fattore determinante è e sarà, fino alla fine della trebbiatura, l’andamento climatico: siccitoso nelle semine fino a tarda primavera e, da qualche settimana, caldo-umido con precipitazioni proprio a ridosso dell’inizio della raccolta, facendo sorgere tra gli operatori dubbi e timori riguardanti le caratteristiche merceologiche (peso specifico e chicchi danneggiati) e molitorie (valori reologici) dei nostri grani.
Nel complesso, il 2020/21 per gli orzi e per il grano tenero dovrebbe aprire e mantenersi tranquillo come andamento e quotazioni, mentre per il grano duro il corso resterà ad alto rischio fino a dopo l’estate, quando si cominceranno ad avere dati e responsi dal campo sulle produzioni statunitensi e canadesi che dovranno essere ottime ed abbondanti.
Stando al primo responso della mietitrebbiatura del grano duro, anche nel Foggiano le rese sono piuttosto basse. “Le rese sono altalenanti – spiega Rino Mercuri della filiera “Grano Armando” – in funzione di precessione colturale (grano duro, pomodoro da industria, ortiva estiva intercalare) e clima. Siccità e gelate di fine marzo hanno causato un calo produttivo del 20-30%, con punte del 50-60%. Perciò le rese medie si aggirano sui 25-30 q/ha”. Anche per l’orzo si sono registrate – come afferma Mercuri – rese “molto altalenanti, con un range ampio di 40-80 q/ha, in funzione delle variabili agronomiche”.
MAC