
Con decreto rilancio arrivano i contributi a fondo perduto
Roma (3 luglio 2020) – Con il “Decreto Rilancio”, che introduce misure urgenti di salute, sostegno al lavoro e all’economia e alle politiche sociali legate all’emergenza epidemiologica da Covid19, saranno erogati contributi a fondo perduto per imprese, partite Iva e agricoltori.
Il contributo a fondo perduto consiste in una somma di denaro, che non prevede alcun obbligo di restituzione, destinata alle Partite Iva. Bisognerà solamente fare parte di una delle seguenti categorie: imprenditori; lavoratori autonomi e titolari di reddito agrario.
Nello specifico, il contributo spetta a chi nel 2019 non ha conseguito un ammontare di ricavi o compensi superiori a 5 milioni di euro e che ha almeno uno dei seguenti requisiti:
- ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019;
- attività iniziata dal 1° gennaio 2019;
- domicilio fiscale o sede operativa, quando è sorto l’evento calamitoso, nel territorio di comuni colpiti dai predetti eventi, i cui stati di emergenza erano ancora in atto alla data di dichiarazione dello stato di emergenza Covid-19.
La domanda può essere presentata fino al 13 agosto 2020.
Il contributo è corrisposto in maniera variabile del 20, 15 e 10% in base all’entità dei ricavi o compensi percepiti.
Una volta inoltrata la domanda per il contributo, nella quale i soggetti destinatari devono certificare anche di non essere sottoposti a una delle misure di prevenzione previste dal Codice delle leggi Antimafia, l’Agenzia delle Entrate effettua un controllo dei dati dichiarati e sui dati delle fatture elettroniche, dei corrispettivi telematici, delle comunicazioni di liquidazione periodica Iva e dei dati delle dichiarazioni Iva.
I dati e le informazioni delle domande e dei contributi erogati saranno poi inoltrati dall’Agenzia delle Entrate alla Guardia di Finanza competente per le attività di polizia economico-finanziaria per ulteriori controlli.
Qualora da questi controlli emergano delle irregolarità della domanda effettuata, scatteranno automaticamente delle sanzioni per il soggetto richiedente.
Nello specifico, si rischia la reclusione da 6 mesi a 3 anni e, in aggiunta, una sanzione amministrativa da 5.164 euro a 25.822 euro, con un massimo di tre volte il contributo indebitamente percepito.
MAC