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Potenziare gli strumenti di sostegno al comparto agroalimentare

di Dino Scanavino
Presidente Cia-Agricoltori Italiani

L’emergenza che ha messo in lockdown il mondo intero, a causa del Covid-19, ha scosso drasticamente la tenuta socio-economica italiana, facendo saltare i modelli di crescita e sviluppo che erano alla base dell’agenda politica del Paese.

L’agroalimentare è emerso con tutta evidenza, per la sua natura di bene essenziale imprescindibile, sostenuto da un’agricoltura che ha dimostrato una ben radicata resistenza allo shock, pur di garantire continuità alla vita di campi e allevamenti, per assicurare cibo sano e di qualità a tutti. Ciò, però, non ha reso il settore, in alcun modo, immune da significative ripercussioni.

A risentirne sono stati settori chiave dell’intero comparto agricolo, ma anche l’assetto sociale dei territori e la sostenibilità ambientale. Il comparto agrituristico, in particolare, ha visto azzerate le sue entrate reddituali e compromesso un valore produttivo di oltre 1,5 mld di euro. Il florovivaismo, comparto che con 2.5 mld di fatturato, rappresenta il 5% dell’agricoltura nazionale, è tra le produzioni più colpite dalla sospensione del commercio, come quelle collegate all’HORECA e conta perdite fino al 100%.

Nel frattempo, è stata proprio la tenuta sociale dei territori ad affrontare l’ennesima sfida. Nelle aree rurali e periferiche, si sono amplificate molte delle debolezze e dei rischi già esistenti. È il caso dell’arretratezza del sistema sanitario e delle difficoltà infrastrutturali, digitali e fisiche, con le quali si sono dovuti confrontare il sistema scolastico e produttivo. Di contro, nelle zone rurali, qualità ambientale e paesaggistica, sono state punto di forza per affrontare lockdown e distanziamento sociale.

Fa assai riflettere, ora, la rilettura del progetto Cia “Il Paese che Vogliamo”, per cambiare l’Italia puntando sulle sue aree interne. Quest’iniziativa, infatti, pensata e sviluppata già dallo scorso anno incontrando istituzioni e società civile da Nord a Sud Italia, già conteneva il focus su aspetti che l’emergenza Covid-19 ha portato estremamente a galla. Tra questi, la sospensione dell’attività di forestazione e di manutenzione del verde nella fase 1, rischia ora di pesare sulla tenuta idrogeologica e paesaggistica dei territori. La sospensione delle attività produttive e lavorative, ha contribuito, invece, al proliferare incontrollato della fauna selvatica con la crescita dei danni, già insostenibili, per l’agricoltura.

Ora, però, non finiamo col convincerci che la fine del lockdown e il varo del Dl Rilancio, rimettano automaticamente in moto la ripartenza. Non andrà per niente bene se non resta saldo il senso di responsabilità che ci chiama in causa, indistintamente, come cittadini. Allo stesso tempo, c’è il dovere delle istituzioni. Servono interventi tempestivi di semplificazione e una pianificazione nel breve, medio e lungo periodo. Le aziende agricole e agroalimentari hanno bisogno di liquidità subito, anche per recuperare energie, tenendo conto di possibili ricadute e di nuove sfide in Italia e negli scambi commerciali in Europa e a livello internazionale.

Le misure messe in campo con il Dl Rilancio per il settore produttivo e per l’agricoltura devono quindi trovare risoluzioni in tempi brevi a sostegno dei comparti più danneggiati ed esposti e in grado di accompagnare le aziende in una fase inedita di consumi. E’ cruciale il lavoro parlamentare di conversione in legge del Decreto. Ciò, per intervenire sia nell’ambito del capitolo dedicato alle misure agricole, sia in quello trasversale applicabile a tutte le attività produttive. E’ opportuno, in primo luogo, che il Fondo emergenziale a tutela delle filiere in crisi, possa essere gestito in maniera efficace e in tempi rapidi, andando a risarcire le perdite dei comparti in sofferenza. Inoltre, guardando in prospettiva e al tema specifico della sostenibilità ambientale, resta auspicabile la possibilità di estendere alcune misure previste, dal Superbonus energetico alle attività produttive.

Non dimentichiamo il sostegno al Made in Italy, attraverso strumenti orientati sia al consumatore sia al rilancio dei prodotti agricoli italiani, all’interno del canale commerciale Horeca che sta tentando di ripartire dopo la lunga chiusura.

In questo momento, è sotto gli occhi di tutti che alle aziende agricole serve poter usufruire degli aiuti previsti nelle misure orizzontali a fondo perduto, ma è necessario che vengano stabilite le risorse ad hoc per i vari comparti.

Infine, il tema lavoro in agricoltura, fatto esplodere dall’emergenza, non da essa esclusivamente creato. Cia-Agricoltori Italiani è stata d’accordo per la regolarizzazione degli immigrati irregolari, in quanto dovere civico, ma quello varato non è il provvedimento atteso, è molto depotenziato rispetto all’impianto originale. Vanno inclusi strumenti di flessibilità per far fronte alle esigenze di manodopera delle grandi campagne di raccolta.