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AGRICOLTURA 4.0. VERSO UN FUTURO MIGLIORE

Roma (22 luglio 2020)

L’agricoltura, soprattutto in fase post Covid19, sta vivendo un periodo di profonda innovazione. La spinta verso le nuove tecnologie arriva da incentivi economici, considerazioni pratiche e da una generazione di giovani che si affacciano in questo  settore.

Secondo la Ricerca 2019 condotta dall’Osservatorio Smart Agrifood, che ha presentato i risultati durante un convegno in streaming “Il digitale è servito! Dal campo allo scaffale, la filiera agroalimentare è sempre più smart!”, l’agricoltura 4.0 in Italia vale 450 milioni di euro, con un incremento del 22% sull’anno 2018 (il 5% del mercato globale).

Ma conviene davvero questa conversione all’agricoltura 4.0? Che benefici si traggono da tutto ciò?

Innanzitutto, quando si parla di agricoltura del futuro si associa sempre il concetto di sostenibilità ambientale, di razionalizzazione dei dati e di una massiccia disponibilità di dati conservati online e raggiungibili da tutti con qualsiasi dispositivo e mezzo (dagli smartphone dell’operatore ai dispositivi montati sui trattori, fino alle centraline in campo). Questa libera disponibilità di dati permette un controllo sulla quantità e qualità dei prodotti offerti e, di conseguenza, una lotta senza quartiere allo spreco di risorse che si traduce in un vantaggio economico per l’agricoltore stesso.

Inoltre l’agricoltura 4.0 conduce non solo a risparmi economici reali, ma anche a condizioni di lavoro meno pesanti e a rese qualitativamente digitali,  grazie all’installazione in campo di centraline e sensori abbinati ad un sistema di automazione che permette di ridurre la manodopera e gli sprechi idrici, di concimi e di fitofarmaci.

E’ il sistema stesso che avverte se ci sono carenze organiche o condizioni siccitose. In questo modo, acqua e prodotti di supporto saranno distribuiti solo dove e quando è necessario senza sprechi e senza ore di lavoro inutili, ottenendo rese maggiori ed omogenee. Si parla così di risparmi rispetto ad un metodo di lavoro tradizionale, ossia tagli reali che in pochi anni riescono a ripagare l’investimento iniziale.

Sì, perché una delle perplessità che spesso contrasta la conversione di un’azienda agricola verso le nuove tecnologie è il costo iniziale che essa implica. Tuttavia, se una parte di investimenti può essere coperta grazie al ricorso ai contributi e agli incentivi di settore, il resto è recuperabile in pochi anni, grazie ad un costo per ettaro inferiore, all’ottimizzazione dei raccolti e ad un miglioramento delle condizioni di lavoro e delle ore spese sul campo.

Il passaggio all’agricoltura 4.0 può rappresentare, quindi, una reale opportunità per andare verso quel radicale cambiamento che in molti chiedono da tempo. Di certo risulta più semplice ed efficace se ci si affida ad un personale competente e preparato.

 

MAC​