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Caduta libera del Pil a causa dell’emergenza sanitaria

Roma (31 agosto 2020)

Sono nere le stime dell’Istat sull’andamento del Pil italiano nel secondo trimestre 2020, cioè nel periodo in cui l’Italia è entrata in lockdown totale a causa delle misure di contenimento della pandemia. La stima preliminare di luglio era per un calo del 12,4% nei mesi colpiti più duramente dal Covid e dalle chiusure. Quarto mese in calo per l’inflazione ad agosto. L’Istituto di statistica rivede al ribasso le stime sull’andamento dell’economia italiana durante la fase più acuta della pandemia, quando il lockdown ha fermato il Paese.  Il calo del Pil nel secondo trimestre dell’anno (da aprile a giugno) è stato pari al 12,8% rispetto al trimestre precedente e al 17,7% rispetto all’anno precedente. La stima preliminare, che che era stata diffusa il 31 luglio scorso, evidenziava invece una contrazione del 12,4% su base congiunturale e del 17,3% su base tendenziale. Il peggioramento nei dati definitivi risulta quindi dello 0,4% sia su base tendenziale sia su base congiunturale.

“La stima completa dei conti economici trimestrali – secondo l’Istat – conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate, con flessioni del 12,8% in termini congiunturali e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrate dal 1995”. L’ultimo aggiornamento statistico conferma inoltre la lunga striscia di “mancata crescita” per la nostra economia. L’ultimo segno più – un anemico +0,1% – risale infatti al secondo trimestre del 2019, ed è stato seguito da una crescita congiunturale zero nel trimestre successivo, e quindi da una serie di andamenti negativi, con -0,2% nell’ultimo trimestre del 2019, e quindi -5,5% nei primi tre mesi del 2020 e poi dal -12,8%.

Restando ai dati consolidati, secondo l’Istat “a trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna, con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte”. Anche la domanda estera “ha fornito un apporto negativo”, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni.
In particolare, rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.
La contrazione dell’attività economica da una parte, ma i provvedimenti a difesa dei posti di lavoro dall’altra, hanno portato l’Istat a misurare la riduzione dell’input di lavoro intesa come ore lavorate, “mentre le posizioni lavorative hanno subito un calo meno marcato”.

L’Istituto di statistica, in un report separato, ha anche aggiornato i dati relativi all’inflazione: per il quarto mese consecutivo, l’indice dei prezzi al consumo è risultato in calo con un aumento dello 0,3% su base mensile ad agosto ma un -0,5% annuo. Secondo le stime preliminari, tale dato è ancora determinato per lo più dai cali dei prezzi dei Beni energetici, l’ampliarsi della flessione dell’indice generale si deve prevalentemente al calo più netto dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti. Si confermano invece in crescita i prezzi sia dei Beni alimentari lavorati sia di quelli non lavorati.

Alessia Capeccioni