
Il Made in Italy punta sulla Cina per la ripresa
Roma (1 settembre 2020)
Il mercato cinese ha deciso di puntare sul “Made in Italy” che in questi mesi di forte emergenza sanitaria ha registrato un grande boom di richiesta dei prodotti italiani di ottima qualità nel nostro Paese e non solo.
Sembra infatti che la Cina voglia offrire enormi potenzialità di espansione dei prodotti alimentari di qualità italiani, ma l’Italia a sua volta, come spiegano gli esperti, dovrà dotarsi di innovazione tecnologica e puntare più sul marchio nazionale, il Made in Italy appunto, piuttosto che su marchi regionali, che spesso non sono molto conosciuti all’estero ed oltreoceano. Denis Pantini, responsabile dell’area relativa ad agricoltura e industria alimentare di Nomisma, afferma che l’Italia dovrebbe lavorare per promuovere i prodotti “Made in Italy” online in Cina, facendo affidamento su quel marchio invece che sugli equivalenti regionali.
“In molti mercati internazionali, i consumatori non sanno cosa significa quando un prodotto proviene da una regione specifica del Paese – sottolinea Pantini – ma sanno cosa significa quando qualcosa viene prodotto in Italia”. Su questa scia, si sono mossi subito funzionari governativi e rappresentanti del settore privato che, tramite incontri online, si sono concentrati maggiormente sull’aggiornamento e sulla modernizzazione del marchio “Made in Italy”, che potrà realizzarsi tramite promozione e innovazione dei prodotti.
“Esistono nuovi modi per innovare, come la blockchain – dichiara Giorgia Palazzo, partner di Expense Reduction Analysts – e metodi tradizionali, come la partecipazione a fiere. I consumatori cinesi stanno spendendo di più per prodotti di alta qualità. L’Italia deve farsi trovare pronta”. Nel mese di luglio, nel suo decreto rilancio, il governo italiano ha stanziato 1,15 miliardi di euro per sostenere gli agricoltori, ma la società di consulenza Nomisma, in un suo recente rapporto, ha dichiarato che ci vorranno sicuramente molte più risorse per aiutare l’Italia nella ripresa dei danni economici causati dalla pandemia. Decisivo, quindi, è il settore delle esportazioni e, in particolar modo, il commercio con la Cina.
“Ha senso che le esportazioni alimentari “Made in Italy” in Cina siano una priorità – conclude Pantini -essendo aumentate rispetto l’anno precedente le esportazioni in Cina di cibi italiani di fascia alta, fra cui vino, formaggi e salumi. Prima della pandemia le importazioni di vino italiano erano solo circa il 6% del mercato d’importazione cinese; i prodotti alimentari italiani erano solo il 2% circa. Questo dimostra quanto potenziale ci sia”.
MAC