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L’importanza della sostenibilità sociale nelle aree rurali e interne del Paese

Secondo Cia è necessaria un’urgente attuazione delle misure contenute nel Pnrr e degli altri provvedimenti mirati alle zone rurali al fine di incentivare una migliore organizzazione dei servizi rivolti alla persona e sostenere lo sviluppo economico ed ambientale di interi territori.

di Cristiano Fini, Presidente Cia – Agricoltori Italiani

Il tema della sostenibilità sociale nelle aree rurali e interne del Paese è una delle sfide che gli Enti di previdenza e gli operatori del settore agricolo dovranno affrontare nel prossimo futuro. In queste zone, i pensionati rappresentano spesso l’unico argine contro l’abbandono e il declino territoriale che, se non viene contrastato con interventi e misure concrete, rischia di pregiudicare la sostenibilità economica ed ambientale di interi territori. Il contributo che in queste aree interne assicura l’agricoltura è di assoluto rilievo al servizio del territorio, in piena coerenza con gli obiettivi di sviluppo economico e di coesione sociale. Purtroppo, c’è ancora un’Italia di serie “B” con ben 3.834 Comuni (il 48,5% del totale) che sono troppo lontani da servizi essenziali, ospedali, scuole e infrastrutture, spesso privi di farmacie e con un numero di anziani residenti doppio rispetto ai giovani. E’, dunque, necessaria l’attuazione urgente delle misure contenute nel Pnrr e degli altri provvedimenti mirati alle zone rurali per incentivare una migliore organizzazione dei servizi alla persona. Bisogna puntare a un rafforzamento significativo del Sistema sanitario nazionale nel suo carattere pubblico e universalista, in particolare nei servizi sociosanitari. Servono strutture ambulatoriali o case della salute di prossimità, potenziando l’assistenza domiciliare, puntando sulla telemedicina, le reti sociali e il volontariato.

Secondo Cia, non è altresì rinviabile un percorso di adeguamento delle pensioni minime agricole, i cui valori sono stati insostenibili. Gli ex agricoltori con un trattamento al minimo -circa 455mila- non sono attualmente nella condizione di soddisfare le esigenze basilari e condurre una vita dignitosa. La povertà in aumento, il caro-bollette, l’inflazione alle stelle che taglia il potere d’acquisto delle famiglie, sono un mix pericoloso che, se non affrontato adeguatamente, rischia di compromettere le condizioni economiche di milioni di persone, soprattutto quelle anziane con assegni pensionistici bassi.

La scelta del Governo di applicare nella prossima Legge di bilancio una rivalutazione speciale del 120% è da considerarsi giusta, poiché non solo incrementa maggiormente gli assegni pensionistici rispetto all’inflazione, ma potrebbe servire ad accorciare la forbice a favore dei redditi più bassi.

Si tratta, quindi, di un primo passo importante e di apertura alle ripetute sollecitazioni della nostra organizzazione per interventi migliorativi sulle pensioni più basse.  La proposta dovrà, ora, essere ulteriormente integrata con azioni ancora più importanti e incisive, come ad esempio la riduzione proporzionale del carico fiscale sulle pensioni, il più elevato a livello europeo e superiore perfino ai redditi di lavoro dipendente.

E’ importante ricordare che i pensionati agricoli occupano un ruolo centrale dal punto di vista del ricambio generazionale in agricoltura, sia per il trasferimento di saperi e Know-how ai giovani sia dal punto di vista del trasferimento aziendale e delle superfici agricole. E’, dunque, necessario supportare la previdenza degli anziani, ma vanno anche favoriti dei percorsi di semplificazione e una maggiore flessibilità degli strumenti per il reperimento della manodopera agricola attraverso l’innovazione digitale. Sul piano del rapporto tra lavoro-previdenza, la prossima Manovra di bilancio dovrebbe, infine, raccogliere la sfida della stabilità occupazionale introducendo incentivi mediante un sistema di decontribuzione anche per i datori di lavoro che assumono lavoratori agricoli a tempo determinato.