di Carlo Piccinini, Presidente FedAgriPesca Confcooperative
Nel corso degli ultimi anni, il tema della sicurezza idrica è assurto agli onori della cronaca, per via della minaccia proveniente dai sempre più frequenti fenomeni di siccità su tutto il territorio nazionale. Le proiezioni sui cambiamenti climatici indicano che le siccità diventeranno più frequenti e intense in futuro. Oltre all’incidenza delle condizioni meteorologiche e climatiche, la carenza d’acqua è accentuata dallo stato della rete di distribuzione e della gestione dell’acqua del Paese, nonostante i recenti progressi nella gestione di questa risorsa e gli investimenti nelle infrastrutture mirino proprio a risolvere queste problematiche.
A livello nazionale, secondo i dati della Rete rurale nazionale, il livello di infrastrutturazione irrigua non è uniforme. Il rapporto tra superficie irrigata/superficie attrezzata, che rappresenta il rapporto tra l’area effettivamente irrigata e la porzione di territorio su cui insistono le infrastrutture irrigue e quindi potenzialmente irrigabile, è pari al 61%; al Centro Nord tale rapporto arriva al 71% mentre al Sud e nelle isole scende fino al 31%.
Le risorse idriche disponibili in Italia sono limitate e dipendono principalmente dalle precipitazioni, che sono irregolari e distribuite in modo disomogeneo sul territorio. Per tale ragione, diviene fondamentale rafforzare la resilienza del settore agricolo attraverso una migliore gestione delle risorse idriche sempre più imprevedibili e il necessario ricorso a investimenti.
L’uso razionale ed efficiente delle risorse idriche in agricoltura può rappresentare un importante fattore di argine ai processi di degrado del suolo, accanto a una più decisa riconversione verso pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Il miglioramento dell’efficienza degli usi irrigui è un obiettivo imprescindibile. Proprio in questa prospettiva diventa sempre più importante che le pratiche agricole e irrigue, in particolare, siano svolte in piena efficienza e nel rispetto di tutte le componenti ambientali in quanto, sebbene siano stati riscontrati buoni livelli di efficienza nell’uso della risorsa da parte del settore primario negli ultimi anni, è altrettanto vero che vi sono ulteriori margini di miglioramento.
Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) destina 1,5 miliardi di euro per la realizzazione di opere di irrigazione e di bonifica idraulica. L’obiettivo di questi investimenti è proprio quello di migliorare l’efficienza dell’irrigazione e di ridurre il consumo di acqua nell’agricoltura. Inoltre, il PNRR prevede anche investimenti per la digitalizzazione dell’agricoltura che potrebbero contribuire a migliorare l’efficienza dell’irrigazione attraverso l’uso di tecnologie innovative, che permettano di ridurre il consumo di acqua e di migliorare la qualità delle colture, riducendo al contempo l’impatto ambientale dell’agricoltura.
Tutti questi sforzi devono essere portati avanti tenendo conto delle esigenze, delle capacità e degli obiettivi degli agricoltori del Paese. Le aziende agricole italiane sono in genere di piccole dimensioni, gestite da agricoltori anziani, e una percentuale significativa di agricoltori non è ben integrata all’interno delle catene commerciali del valore. Di conseguenza, questi agricoltori sono meno inclini all’innovazione. Per tale motivo, è decisivo puntare sul ruolo che le cooperative agricole possono svolgere nella gestione delle acque in agricoltura, ad esempio attraverso la condivisione di infrastrutture e attrezzature per la raccolta e la distribuzione dell’acqua, o attraverso la promozione di pratiche agricole sostenibili e la diffusione di tecnologie che ne riducono il consumo.