L’anno che si è da poco concluso è stato un anno decisivo per l’agricoltura italiana, con gli agricoltori che, ancora una volta, hanno svolto un ruolo fondamentale nel garantire la sicurezza alimentare del Paese. Non sono mancate le difficoltà: calamità naturali, come siccità, alluvioni ed epizoozie, hanno messo in ginocchio molte aziende agricole, con danni economici superiori ai 9 miliardi di euro. È un bilancio che evidenzia la fragilità di un settore strategico, ma anche la necessità urgente di sostenerlo, garantendo la continuità delle imprese e la tutela del territorio.
Il 2025 ci ha riservato la notizia che l’agricoltura italiana è diventata leader per valore aggiunto raggiungendo i 42,5 miliardi di euro, superando così la Francia e registrando un aumento del 12,5% rispetto all’anno precedente, secondo quanto riportato dall’Istat. Un risultato positivo per il settore, che dimostra la resilienza e la competitività dell’agricoltura italiana a livello internazionale. Tuttavia, non possiamo ignorare che, nonostante questa crescita, i danni causati dall’emergenza climatica, come detto, sono stati devastanti. La crescita del valore aggiunto non è stata distribuita in modo omogeneo tra tutte le aziende agricole: molti settori hanno sofferto enormemente, e per questo è fondamentale che il nostro impegno resti forte e continuo, soprattutto verso chi ha subito le conseguenze di questi eventi estremi.
Di questo record di valore aggiunto, che resta certamente un fatto importante per tutto il nostro sistema, non ne hanno beneficiato in egual misura tutte le realtà agricole. Non possiamo dimenticare, ad esempio, l’allevatore giovane in provincia di Enna, costretto ad abbattere gli animali a causa della siccità, o il nostro giovane presidente che, in Emilia-Romagna, ha visto la sua azienda devastata da tre alluvioni in meno di un anno. Questi sono solo due esempi di come la crisi climatica stia mettendo in ginocchio intere comunità agricole, e dimostrano chiaramente che la crisi di un agricoltore è la crisi di tutta l’agricoltura. Per questo, un sindacato come Coldiretti deve essere in grado di ascoltare e comprendere il disagio di questi lavoratori, fornendo risposte concrete e adeguate, affinché nessun agricoltore si senta abbandonato.
Quest’anno il nostro impegno si concentrerà più che mai sulla difesa del reddito delle aziende agricole, un compito che deve affrontare non solo le sfide climatiche, ma anche quelle economiche e sociali. La sostenibilità agricola non è più un’opzione, ma una necessità vitale, soprattutto per la cura del nostro paesaggio e delle aree interne, spesso dimenticate. È in queste terre che si combatte contro il dissesto idrogeologico e lo spopolamento, fenomeni che minacciano gravemente l’equilibrio socio-ambientale. Gli agricoltori sono i veri custodi del territorio, coloro che, con il loro lavoro quotidiano, assicurano la tenuta del paesaggio e la sopravvivenza di intere comunità.
Per il 2025, la nostra azione deve concentrarsi su obiettivi chiari e urgenti. In primis, è fondamentale una revisione profonda della Politica Agricola Comune (PAC) che metta al centro il lavoro dei veri agricoltori, premiando modelli produttivi diversificati, dall’agricoltura biologica a quella montana e specializzata. La PAC deve essere un volano per incentivare pratiche agricole che, oltre a garantire cibo sano e di qualità, rispondano alle esigenze di un mercato in continua evoluzione, in cui l’agricoltura sociale gioca un ruolo sempre più rilevante. L’esperienza maturata in venti anni di legge di orientamento ha salvato oltre 50.000 aziende agricole dalla chiusura, contribuendo anche alla crescita della rete dei nostri mercati di Campagna Amica, che permettono ai produttori di entrare in contatto diretto con i consumatori.
Non possiamo poi dimenticare il valore dell’innovazione. È fondamentale promuovere l’adozione di tecnologie digitali, tecniche e organizzative per migliorare la produttività, la qualità e la sostenibilità della nostra agricoltura. L’innovazione, infatti, è la chiave per ridurre l’impatto ambientale e accompagnare l’adattamento alle sfide climatiche, rendendo l’agricoltura italiana un modello di eccellenza sostenibile. Coldiretti è fermamente impegnata in questa direzione, perché crediamo che il futuro dell’agricoltura passi attraverso la tecnologia, la ricerca e l’adozione di pratiche intelligenti e responsabili.
In un contesto globale, la difesa e la promozione del Made in Italy rimangono un obiettivo centrale. Non possiamo abbassare la guardia: il valore della trasparenza, della tracciabilità e della qualità dei nostri prodotti deve essere tutelato a tutti i costi. In un mondo in cui i prodotti ultraprocessati e i surrogati industriali minacciano le abitudini alimentari, è essenziale proteggere la Dieta Mediterranea e il cibo autentico, simbolo della nostra cultura alimentare.
Allo stesso modo, è importante sostenere l’internazionalizzazione delle nostre produzioni, con esportazioni che hanno superato i 70 miliardi di euro. Tuttavia, dobbiamo rimanere vigili, soprattutto in relazione a trattati come quello con il Mercosur, che potrebbero mettere a rischio le piccole e medie aziende agricole, importando prodotti che non rispettano i nostri elevati standard di qualità e sicurezza alimentare.
Raggiungere questi obiettivi richiede un impegno collettivo e un’attenzione particolare al legame tra sostenibilità, redditività e tradizione. Coldiretti, con la sua esperienza e il suo radicamento sul territorio, è pronta a portare avanti questa sfida, con determinazione e passione. Il nostro impegno non si ferma: l’agricoltura è il cuore pulsante del nostro Paese, e continueremo a batterci per proteggerla, valorizzarla e renderla sempre più forte e resiliente.