Colomba Mongiello, tre legislature da parlamentare della Repubblica alle spalle ed attuale componente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie, è stata di recente relatrice ad un corso di formazione dei giornalisti, ispirato da Fondazione ENPAIA ed organizzato da AGAP, associazione di specialità della FNSI e dal Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Puglia.
Nel suo intervento ha delineato un quadro positivo dell’agroalimentare italiano, evidenziandone la crescita, la resilienza e la leadership nel panorama internazionale. la relatrice sottolinea l’importanza del “modello alimentare” italiano, basato sulla dieta mediterranea e sulla tutela delle produzioni tipiche. L’abbiamo contattata e ci ha rilasciato questa intervista che pubblichiamo per Previdenza Agricola.
On. Mongiello, quali sono i numeri chiave che dimostrano la crescita dell’export agroalimentare italiano?
Sono 64 i miliardi di euro in termini di valore dell’export agroalimentare italiano nel 2023, con un +5,7% rispetto al 2022. Ma la crescita stimata è stata ancor più consistente e fino ad +8%: secondo quanto annunciato in termini di proiezione di crescita per l’export agroalimentare italiano fino all’aprile scorso. Siamo fiduciosi che questi dati possano essere superati in positivo.
Ma quali sono i prodotti che suonano la carica del nostro Made in Italy?
Abbiamo 7,8 miliardi di euro: valore dell’export di vino italiano nel 2023, che lo rende la prima voce dell’export agroalimentare del Belpaese. Poi c’è +14% di crescita del valore dell’export, sempre per il vino italiano, a gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Ma il successo del nostro Made in Italy non è solo costituito dal vino. Ci sono altri prodotti agroalimentari italiani che hanno registrato una maggiore crescita in termini di export nel 2023. Glieli elenco: cereali: +8% di export, trainati da panetteria e pasticceria. Ortofrutta fresca: +9,1% di export. Ortofrutta trasformata: +10,9% di export. Formaggi e latticini: +11,6% di export. Olio: +14% di export.
Questi numeri sono positivi per la nostra economia. Ma quali sono i mercati di riferimento per l’export agroalimentare italiano?
Il mercato europeo, tutto compreso è il principale mercato di riferimento per l’export agroalimentare italiano. Ed in questo la Germania: secondo mercato di riferimento rappresenta la locomotiva che traina l’export agroalimentare italiano. Poi abbiamo la Francia: terzo mercato di riferimento per l’export Made in Italy e gli USA al quarto posto.
Quali sono le misure adottate dall’Italia per tutelare il cibo “Made in Italy”?
L’Italia ha la migliore legislazione di riferimento per la tutela del cibo, che include norme sulla tracciabilità, l’etichettatura e il controllo della qualità. Il sistema di controlli è il nostro punto di forza. Nessuno al mondo come gli italiani sanno dove, come e cosa cercare che non vada bene o possa essere dannoso per i consumatori. Siamo i primi al mondo con un sistema di controlli rigorosi per garantire il rispetto delle normative sulla sicurezza alimentare e sulla tutela del cibo “Made in Italy” e lo facciamo nell’interesse del consumatore europeo e mondiale. Altri Paesi che non hanno la nostra cultura alimentare pensano che vada tutto bene. E quindi controllano con il loro assioma: “non fa male, quindi è buono”. La verità e che loro non sanno, come gli italiani, dove guardare. E poi me lo faccia dire e ridire: l’Italia collabora con le forze dell’ordine per contrastare la contraffazione e l’agropirateria. E l’intervento dell’Arma dei Carabinieri, nello specifico del Comando per Tutela del Lavoro sono una garanzia insostituibile.
Quali sono le sfide che il settore agroalimentare italiano deve affrontare?
L’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi di produzione rappresentano sicuramente una sfida per il settore agroalimentare italiano. La concorrenza sleale da parte di prodotti contraffatti o di bassa qualità rappresenta una sfida continua per il settore agroalimentare italiano. A Tal proposito intensificherei i controlli per i prodotti importati che non hanno i nostri standard di produzione. Ma al primo posto metterei certamente il fenomeno dei cambiamenti climatici che rappresentano una sfida per la produzione agricola italiana e non solo.
On. Mongiello da quanto lei afferma ci offre una panoramica positiva del settore agroalimentare italiano. Lei sottolinea più volte l’importanza del “modello alimentare” italiano e delle misure adottate per tutelare il cibo “Made in Italy”. Ma se siamo a questi livelli lo dobbiamo anche ad altro. Vero?
I punti di forza del nostro Made in Italy sono: un modello alimentare di riferimento per altri paesi e parliamo di dieta mediterranea; di eccellenza dei prodotti, di tradizione, di biodiversità, di convivialità, e sostenibilità, di innovazione e di resilienza al cambiamento climatico. Ed uno di questi punti di riferimento a livello mondiale è proprio la Fondazione ENPAIA. Bene, dunque, l’impegno della Fondazione per la tutela dei diritti del lavoro in agricoltura. A volte diamo tutto per scontato, ma dietro certi primati vi sono realtà come ENPAIA che tutelano questi diritti con azioni concrete e comportamenti virtuosi a favore del settore e delle imprese del nostro Made in Italy agroalimentare. In Italia abbiamo la cultura del lavoro vero e siamo contro il lavoro nero: e questo grazie anche all’impegno dei dirigenti, funzionari, e di tutto il CdA di Fondazione Enpaia la cui mission è una garanzia di legalità.