Sostituire i fertilizzanti chimici con microrganismi e batteri naturalmente presenti nel suolo che, agendo da biofertilizzanti, combattono la siccità e migliorano la produzione. È l’obiettivo del progetto Ortumannu, condotto da Enea, Università degli Studi di Cagliari, CRS4 e Mutah University (Giordania) che, grazie all’utilizzo integrato di risorse naturali, biotecnologie e strumenti di caratterizzazione, monitoraggio e modellazione all’avanguardia, punta a contrastare l’impoverimento dei suoli e a promuovere una produzione agricola di qualità, riducendo l’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi e acqua.
La strategia del progetto si è basata sullo studio della biodiversità microbica del suolo agricolo e delle sue funzioni, con lo scopo di formulare degli inoculi di microbi endemici al fine di creare condizioni ottimali per promuovere la crescita di piante anche in condizioni avverse. La sperimentazione in campo ha dimostrato che microrganismi e batteri sono in grado di favorire la crescita delle piante anche nei periodi di stress idrico.
Caratterizzazione microbiologica di precisione del suolo
Nell’ambito del progetto, il team di ricercatori dell’Enea è stato impegnato nella caratterizzazione microbiologica del suolo presso una stazione agronomica della regione di Al-Ghweir in Giordania, contraddistinta da suoli improduttivi e scarsità di risorse naturali e acqua: criticità che hanno costretto molti agricoltori ad abbandonare la coltivazione della terra.
Utilizzando il sequenziamento del gene 16S rDNA, il team ha isolato e identificato dal suolo 40 ceppi di batteri che sono stati testati per la capacità di promuovere la crescita delle piante, fissare l’azoto, mobilizzare il fosforo, solubilizzare il potassio e produrre siderofori, ossia sostanze organiche in grado di influenzare l’accrescimento delle piante.
I ceppi con le migliori caratteristiche sono stati selezionati per creare la formula microbica più efficace da applicare in un campo sperimentale della Mutah University coltivato a sorgo, una specie vegetale della famiglia delle graminacee.
Batteri alleati delle piante in stress idrico
La ricerca ha quindi messo a confronto l’efficacia dei batteri fertilizzanti con i tradizionali fertilizzanti chimici utilizzati in agricoltura. E i risultati sono stati incoraggianti. Per esempio, rispetto all’uso di fertilizzanti chimici come il fosfato biammonico (DAP), la sperimentazione in campo ha dimostrato la validità della formula microbica nel sostenere la crescita durante la fase di produzione di fusti secondari del sorgo (accestimento).
Inoltre, è stato rilevato che in condizioni di stress idrico le piante inoculate con il biofertilizzante sono sopravvissute in buone condizioni fisiologiche, a differenza delle piante concimate con fertilizzante chimico.
Un cambio di paradigma possibile
La ricercatrice Enea Chiara Alisi del laboratorio di Osservazioni e misure per l’ambiente e il clima e referente del progetto per l’Agenzia ha spiegato: «Ad oggi abbiamo dimostrato che la fertilizzazione con una formula microbica sito-specifica, naturale ed endemica, può sostituire quella chimica e andare a migliorare le pratiche agricole spesso basate sull’uso intensivo di fertilizzanti e sullo sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, causando l’impoverimento dei suoli. Per questo motivo – ha concluso – auspichiamo un impatto positivo sulle comunità locali che abbiamo già coinvolto nella ricerca, ma ci impegneremo anche per un rapido processo di trasferimento dei risultati al settore agroindustriale».
Il progetto Ortumannu risponde alla sfida incalzante di identificare soluzioni a supporto di un’agricoltura chiamata ad essere sempre più sostenibile, pur mantenendo elevati standard produttivi. La chiave per affrontare al meglio questo processo è sicuramente mettere in campo ricerca e innovazione. Secondo una relazione della Corte dei Conti europea la desertificazione in Europa avanza inesorabile. Per combattere la tendente tropicalizzazione del clima è quindi primario studiare strategie applicabili capaci di impattare sulla riduzione dell’apporto di acqua e fertilizzanti, questi ultimi, tra l’altro, sempre meno disponibili per cause naturali e geopolitiche.