di Stefano Mantegazza, Segretario Generale Uila Uil
Negli ultimi decenni la globalizzazione ha allungato a dismisura le filiere della produzione avendo come stella polare il costo più basso e le opportunità commerciali più vantaggiose. La politica, in particolare in Europa, ha assecondato queste scelte nella convinzione che la crescita del PIL e la stabilità finanziaria fossero la via migliore per accrescere il benessere dei popoli e preservare ed estendere la pace, la democrazia e il libero mercato. L’aggressione da parte della Russia all’Ucraina ha mandato in frantumi questo percorso e i riflessi negativi di questo conflitto, anche dopo la pace che tutti auspichiamo, si protrarranno negli anni perché con le violenze della guerra è venuta meno quella fiducia tra i popoli del nostro continente che aveva consentito scambi economici, culturali e sociali crescenti. Di conseguenza siamo costretti a ridefinire priorità e scelte strategiche in un momento in cui, tra l’altro, il livello di indebitamento dell’Unione e dell’Italia è molto alto a causa della pandemia, l’inflazione mangia salari e pensioni e fa alzare i costi di produzione delle imprese. Siamo al centro di una tempesta perfetta.
La UILA e la UIL hanno le idee chiare su come fronteggiare questa crisi che ci piomba addosso dopo due anni orribili. Ancora una volta è necessario agire con determinazione sia in Europa che in Italia. Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che non si può delegare ad altri, fuori dall’Unione, la produzione dell’energia e del cibo. Per troppo tempo l’Europa ha ritenuto la pace, così come la sicurezza alimentare, qualcosa di acquisito. Occorre un’inversione di rotta per supportare una maggiore autonomia strategica dell’UE anche sui mercati agroalimentari. L’Europa dipende per alcuni prodotti, al 90% dall’estero, per la soia addirittura al 100%. Non possiamo più fare i liberi pensatori mettendo regole per ridurre la produzione agricola europea come in passato, dobbiamo calibrare nuove politiche per arrivare il più possibile vicini all’autosufficienza.
All’Unione Europea, pertanto, la UILA e la UIL chiedono di aumentare in modo significativo la spesa per rafforzare le proprie capacità di difesa, costruire nuove infrastrutture energetiche, rilanciare il settore agro-alimentare, sostenere famiglie e imprese, affrontare al meglio il dramma dei profughi. Nessuno vuole un ritorno alla autarchia di italica memoria ma pretendiamo scelte che promuovano l’auto-sufficienza europea. Di conseguenza va cambiato il patto di stabilità, messo a punto un nuovo Recovery Plan paragonabile a quello finanziato per l’uscita dalla pandemia per settori cruciali come l’energia, l’agro-alimentare, la difesa e l’accoglienza dei profughi. La UE deve definire un nuovo schema di deroga agli aiuti di stato per consentire di sostenere con la finanza pubblica le imprese più esposte alla crisi. È indispensabile modificare la PAC nelle parti e negli obiettivi che ormai sono fuori contesto. Per essere più espliciti chiediamo che la stessa contribuzione che si utilizzava per mettere un terreno a riposo sia erogata agli agricoltori per coltivarlo.
Al Governo italiano chiediamo di andare subito in scostamento di bilancio per finanziare i settori più in sofferenza, tra cui il nostro; ci vogliono risorse per piantare grano e mais nei campi a riposo; ricavare fertilizzanti da letame e liquami anziché comprarli dalla Russia; riprendere rapidamente a estrarre metano dai giacimenti italiani, riciclare tutto quello che si può, accelerare la realizzazione di impianti rinnovabili per diventare più autonomi in campo energetico. Le persone devono essere messe al centro dell’azione dell’Unione e della Italia, in particolare i dipendenti e i pensionati che perdono ogni giorno potere di acquisto a causa dell’impennata dei prezzi energetici, di tante commodities agricole e della penuria dei prodotti di base per l’industria. Siamo ad una inflazione del 6,7% in ragione d’anno che si traduce in una stangata da oltre 2.600 euro per una famiglia di 4 persone. Questo fenomeno rischia di bloccare la ripresa dei consumi non solo in Italia ma in tutta Europa, nostro primo mercato per l’export.
Già oggi molte aziende riducono o cessano del tutto la produzione e cominciano ad essere numerosi i lavoratori in cassa integrazione e gli stagionali in NASPI. Ma anche gli ammortizzatori sociali alla lunga finiscono e dopo le persone sono senza lavoro. L’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, la precarietà dei rapporti di lavoro è perfino più grave del blocco dei rapporti commerciali con Russia e Ucraina perché i consumi valgono due terzi della crescita del Pil e, se si bloccano, rischiamo un’altra recessione. A maggior ragione servono proposte forti a tutela in particolare del reddito fisso e cioè dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Noi ne avanziamo alcune.
È giusto far pagare una tassa extra a quelle imprese che si sono arricchite con la pandemia e oggi con la rincorsa dei prezzi. Anche lo stato però beneficia di IVA, accise e tasse su prezzi crescenti, pertanto, sarebbe opportuno sospendere l’IVA sui beni di prima necessità (aliquote 4% e 10%) e sugli altri beni e su tutte le bollette bloccarne l’importo sulla media dei prezzi fatti registrare nel 2021. Stessa scelta va assunta per le accise. La questione salariale va inoltre affrontata su un doppio versante: detassando gli aumenti contrattuali e definendo un nuovo accordo con le Associazioni datoriali che includa anche i costi dell’energia nel calcolo della rivalutazione del potere di acquisto.
A marzo, l’Ipca è salito su base annua del 2,5%, mentre l’indice generale dei prezzi è cresciuto del 6,7%. In assenza di un intervento concreto per i lavoratori ci sarà una perdita di potere d’acquisto significativa, intorno ai 100 euro per chi ne guadagna 1000. Un’emergenza nell’emergenza, considerato che un quarto dei dipendenti italiani ricade nella definizione di working poor. La UILA e la UIL sono impegnate per definire soluzioni salariali e fiscali adeguate al contesto che stiamo vivendo. La crisi ucraina segna una discontinuità nella storia dell’Europa. Non vogliamo che sia l’inizio di una fase di declino caratterizzata da instabilità economica e conflitti sociali. La UILA e la UIL sono impegnate perché, dopo la pandemia e la guerra, l’Europa riparta da una nuova stagione di coesione, di solidarietà e di rinascita culturale ed economica sulla base di scelte di sviluppo equo e sostenibile.