
L’agricoltura del futuro sarà più smart
Innovazione, sostenibilità, resilienza ed alimentazione e salute. Queste le caratteristiche su cui si baserà l’agricoltura del futuro, assumendo un ruolo più rilevante e abbandonando il vecchio modello industriale
di Angelo Frascarelli, Presidente ISMEA
Stiamo vivendo una fase dell’agricoltura che le analisi scientifiche e l’Unione europea definiscono ”agricoltura smart”.
Perché un’agricoltura smart?
Perché è l’agricoltura che vogliono i cittadini e i consumatori.
I cittadini indirizzano le politiche ed esse ci portano verso un’agricoltura che deve essere più produttiva e più sostenibile. Nello stesso tempo, i consumatori indirizzano le scelte degli agricoltori, perché richiedono all’agricoltura: più salute negli alimenti; più ambiente nelle zone rurali; prodotti alimentari a prezzi ragionevoli.
L’agricoltura smart è basata su quattro caratteristiche:
- innovazione;
- sostenibilità;
- resilienza;
- alimentazione e salute.
Cosa chiede questo tipo di agricoltura ai professionisti del settore?
Per l’esecuzione di questo tipo di agricoltura, sono richieste nuove conoscenze e competenze per la professione dei periti agrari.
Innanzitutto, sono richieste competenze digitali, infatti, se è vero che la transizione digitale è importante per qualunque tipo di professione, per il perito agrario che andrà nei campi questa risulta essere fondamentale, in quanto i dati sul suolo, sul clima, sulla pianta e sulle relazioni che si instaurano tra di loro, saranno fondamentali per questo tipo di modello agricolo. Questo si traduce per il perito agrario in competenze sull’agricoltura di precisione e, soprattutto, con l’agricoltura digitale (software, piattaforme, banche dati, ecc.).
Imprescindibile è il discorso sull’innovazione, un’altra parola da tenere a mente e da svecchiare; molti legano l’innovazione a quanto è avvenuto negli anni ‘70 quando l’innovazione in agricoltura ha permesso maggiore produttività, grazie all’uso di macchine agricole, agrofarmaci e fertilizzanti.
Oggi l’innovazione serve a rimettere al centro la relazione suolo-pianta ambiente e a puntare alla produttività congiuntamente alla sostenibilità; questa direzione non è una “strategia di palazzo” – come addicono alcuni “produttivisti” – ma una strada obbligata perché lo chiede il consumatore che è il re del mercato.
Un altro elemento fondamentale sarà la resilienza e la gestione del rischio, perché il modello di agricoltura smart deve essere anche capace di resistere ai tanti shock che si presentano. Ad oggi, si possiamo fare vari esempi:
- lo shock della pandemia,
- lo shock dei mercati causati dal conflitto Russia-Ucraina e,
- “lo shock degli shock”: il cambiamento climatico.
Per questo, viene richiesto all’agricoltura di essere resiliente, di gestire i rischi e, di conseguenza, anche le conoscenze e le competenze del perito agrario dovranno andare in queste direzioni.
L’agricoltura smart è resiliente, in quanto sa resistere agli shock e sa prevenirli, attraverso la conoscenza dei dati, di cui è sempre più rilevante leggerli, analizzarli e costruire strategie coerenti.
Infine, un’altra competenza fondamentale richiesta al perito agrario riguarderà quella di saper gestire le relazioni di filiera, in quanto, sempre più l’agricoltura è inserita in un contesto di filiera, ovvero un contesto socioeconomico, che porta il prodotto al consumatore secondo le sue aspettative (salute e ambiente). Per questo motivo, le relazioni di filiera saranno sempre più forti tra produzione agricola, trasformazione, distribuzione e consumo; relazioni di filiera e contratti saranno fondamentali per integrare gli attori che portano il prodotto dall’azienda agricola al consumatore (Farm to Fork). Così, in futuro, molti periti agrari si troveranno a gestire le relazioni di filiera.
Le competenze dell’agricoltura smart ripescano in parte dal passato, ma guardano verso un futuro, in cui l’agricoltura assumerà un ruolo sempre più importante, ma non con il modello vecchio dell’agricoltura industriale, ma con quello nuovo dell’agricoltura smart.