Un biosensore elettronico per scovare un singolo batterio di Xylella fastidiosa direttamente in campo, prima che i suoi effetti siano visibili e in tempi molto rapidi. L’innovazione è il frutto di uno studio realizzato dai ricercatori dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp) e dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie (Cnr-Ifn) del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con i Dipartimenti di Chimica, Farmacia-Scienze del Farmaco e Fisica dell’Università degli studi di Bari. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Advanced Science.
Il biosensore permette di ammortizzare i costi di monitoraggio e di intervenire in modo efficace e mirato nel contrasto alla fitopatia che ha già infettato oltre 21 milioni di piante in Puglia su circa 8mila chilometri quadrati di territorio colpito dalla fitopatologia, pari al 40% della superficie regionale.
Rivelazione in 30 minuti con bassi margini di errore
La rivelazione ultrasensibile di Xylella fastidiosa si è avvalsa fino ad ora di test di rilevamento molecolare, che impiegano come target il DNA del batterio stesso. Tali analisi prevedono l’impiego di infrastrutture di laboratorio e tempi di analisi di almeno tre ore. L’innovativa piattaforma elettronica proposta dal team di ricercatori baresi consentirebbe invece la rivelazione del singolo batterio in appena 30 minuti direttamente in campo. Tale biosensore, basato sulla tecnologia dei transistori a singola molecola (SiMoT), è anche estremamente preciso e affidabile, poiché, come spiegato dai ricercatori, gli errori di falsi negativi e falsi positivi sono inferiori all’1%.
«I principali limiti dei metodi ‘classici’ di laboratorio riguardano la necessità di dover ricorrere a personale specializzato e l’impiego di strumentazioni complesse. Una piattaforma così robusta – ha spiegato la coordinatrice della ricerca Luisa Torsi – consente un’analisi accurata, veloce e ultrasensibile. Questa innovazione rappresenta uno strumento potentissimo contro la diffusione di Xylella fastidiosa».
«Per sconfiggere la Xylella oltre alla tecnologia serve la volontà di agire»
Netta la posizione del direttore generale di Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, Nicola Di Noia: «ricerca e nuove tecnologie sono importanti per aiutarci a individuare precocemente la malattia, ma una volta individuata è determinante sradicare gli alberi malati senza indugi per ridurre la velocità di avanzamento dell’infezione».
Secondo Di Noia serve una maggiore informazione e formazione sulla problematica, «da una parte i produttori olivicoli devono impegnarsi ad applicare le prescrizioni previste dal piano obbligatorio della regione Puglia, dall’altra parte l’opinione pubblica deve rendersi conto che sta morendo un patrimonio ambientale e paesaggistico senza precedenti». Purtroppo, ha incalzato Di Noia, «se l’opinione pubblica non reagisce, pretendendo anche dalle amministrazioni pubbliche regionali e nazionali interventi con maggiore determinazione, la malattia continuerà ad avanzare inesorabilmente verso il nord della Puglia e verso tutta Italia».
La Xylella, ha ribadito il direttore di Unaprol, «non è stata debellata e sta mettendo a rischio anche la piana degli ulivi monumentali: patrimonio paesaggistico storico culturale unico al mondo. E il solo modo per salvare queste piante è innestarle, progetto che stiamo portando avanti insieme a Coldiretti».
«Anche se identifichi precocemente il batterio – ha quindi concluso Di Noia – bisogna poi operare conseguentemente: se l’albero è malato deve essere abbattuto. Bisogna agire, e questa azione manca. C’è ancora una grande sottovalutazione del problema».
Laura Saggio