Uno degli obiettivi più ambiziosi della Comunità Europea consiste nell’aumentare la produzione di energia rinnovabile e il settore agricolo può dare un contributo significativo, ad esempio incrementando le produzioni di specie oleaginose per la produzione di biodiesel. In tal senso, camelina (Camelina sativa L.) rappresenta un’opportunità non solo per la produzione di biocarburanti ma anche per numerose altre applicazioni, inclusi i settori alimentare, nutraceutico, mangimistico e cosmetico.
L’olio di camelina, infatti, è caratterizzato da un elevato contenuto di acidi grassi omega-3 a forte azione antiossidante, come l’acido α-linolenico (fino al 35%) e i tocoferoli (vitamina E), a cui si associa una bassa percentuale di acido erucico (< 4%).
Molto interessanti sono anche le caratteristiche agronomiche di questa specie; la ridotta richiesta di input e l’elevata resilienza permettono infatti di coltivarla in suoli marginali non adatti ad ospitare colture alimentari.
L’abbandono di suolo agricolo dovuto a condizioni di marginalità è un problema dilagante e molto preoccupante. Ad esempio, dal 1970 al 2010 la superficie agricola utilizzata italiana è diminuita di quasi 5 milioni di ettari; nello stesso periodo in Emilia-Romagna gli agricoltori hanno abbandonato 150 mila ettari di suolo agricolo collinare (-28%) e 252 mila ettari di suolo agricolo montano (-50%). Nell’ambito del progetto Magic, finanziato dalla Commissione Europea, è stata valutata la coltivazione di camelina in condizione di marginalità in Italia, Grecia, Polonia e Germania.
L’Università di Bologna ha condotto prove sperimentali in biologico su terreni collinari ad elevata pendenza (15% e 25%), senza ausilio dell’irrigazione. In generale, la resa in seme è stata sempre interessante anche se considerevolmente influenzata dalla pendenza: con pendenza del 25% sono state raggiunte produzioni di seme pari a circa un quarto di quelle a pendenza inferiore (15%).
Le minori produzioni sono state parzialmente compensate da un maggior contenuto di olio dei semi.
In conclusione, camelina è risultata una specie molto interessante e poco impattante (limitato uso di input agronomici), con concrete possibilità di sviluppo in aree marginali; una potenziale e interessante soluzione agronomica per contrastare il preoccupante problema dell’abbandono dei suoli agricoli.
Naturalmente, lo sviluppo della coltura dipenderà dalla competitività economica dei prodotti e sottoprodotti in funzione del loro uso potenziale e ancora largamente inesplorato.