La drammaticità di quanto accaduto in Emilia Romagna ha acceso nuovamente i riflettori sulla fragilità del nostro territorio e la ormai cronica assenza di una politica strutturale di manutenzione e prevenzione del rischio di alluvione, frane, allagamenti. All’indomani di ogni disastro naturale le Istituzioni si misurano ciclicamente con la mancanza di politiche nazionali riguardo gli interventi contro il dissesto idrogeologico, nonostante il ruolo centrale che queste dovrebbero avere in un territorio così complesso dal punto di vista idrografico ed orografico come quello della nostra penisola.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha destinato complessivamente oltre 15 miliardi di euro alla tutela del territorio e della risorsa idrica, prevedendo al suo interno una riforma volta proprio a sopperire la carenza di una complessiva politica di prevenzione. In particolare, 2,49 miliardi di euro – pari all’1,3% del totale delle risorse del Piano – sono stati previsti proprio per l’investimento relativo alle misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico: di questi, sono stati già assegnati 1,15 miliardi, di cui 97 milioni all’Emilia Romagna quale finanziamento di oltre 220 progetti volti alla ricostruzione di infrastrutture danneggiate a causa di alluvioni e frane avvenute precedentemente all’ultima drammatica alluvione che ha colpito quelle zone. Restano ancora circa 1,29 milioni di euro per politiche di monitoraggio, messa in sicurezza e prevenzione, risorse che potrebbero essere destinate alla ricostruzione in Emilia Romagna, in un’ottica gioco forza emergenziale che aiuterebbe senza dubbio ma che, ancora una volta, sarebbe priva di prospettiva e programmazione sul lungo periodo.
Analizzando la struttura delle misure individuate all’interno del complessivo finanziamento indicato nel PNRR, si rilevano sia interventi strutturali, per mettere in sicurezza il territorio da frane o ridurre il rischio di allagamento, sia interventi non strutturali, per la salvaguardia del territorio, la riqualificazione, il monitoraggio e la prevenzione. Va ricordato, inoltre, che nell’ambito del cosiddetto Fondo complementare agli interventi del PNRR, istituito con il D.L. n. 59/2022, è prevista l’implementazione di ulteriori finanziamenti per la programmazione della Strategia Nazionale Aree interne per un importo complessivo di 300 milioni di euro per gli anni dal 2021 al 2026. La destinazione di queste risorse è finalizzata alla realizzazione di interventi di messa in sicurezza e manutenzione straordinaria della rete viaria, anche rispetto a fenomeni di dissesto idrogeologico o a situazioni di limitazione della circolazione.
Un complesso di risorse importanti, dunque, che a nostro avviso andrebbe indirizzato verso una politica di programmazione integrata, con linee di indirizzo comuni a livello nazionale ma calata sul territorio, attraverso un costante confronto tra Amministrazioni comunali, parti sociali, Autorità di bacino, Consorzi di bonifica, Carabinieri forestali, sviluppando piani strategici ad hoc mediante il supporto di personale tecnico qualificato, elemento questo che troppo spesso risulta carente nell’attuazione della programmazione a livello territoriale. Crediamo sia fondamentale valorizzare il ruolo degli operai forestali, ampliandone il numero e rafforzandone l’impiego, poiché essi rappresentano un importante e costante presidio per la manutenzione del territorio e la salvaguardia del patrimonio boschivo: la pulizia dei letti dei fiumi, il miglioramento dei boschi esistenti ed il rimboschimento, la sistemazione e la manutenzione idraulica rappresentato elementi strategici nel controllo delle fragilità idrogeologiche e nella programmazione volta ad arginarle e prevenirle. Così come riteniamo centrale il ruolo dei lavoratori dei Consorzi di bonifica e miglioramento fondiario, per le conoscenze e competenze specifiche che essi esprimono: ne è riprova la straordinaria prontezza che ha visto impegnati più consorzi nel prestare soccorso ai Comuni emiliano romagnoli colpiti dall’alluvione.
Questo ennesimo disastro porta come risultato drammaticamente ineludibile l’urgenza di attuare una politica di programmazione volta a preservare e tutelare il nostro territorio in chiave strategica, recuperando quel sentimento di bene comune che è andato via via scolorendosi nel corso dei decenni e che ha causato il progressivo disinteresse verso la tutela dei boschi, dei fiumi, degli alberi.
Ma, come abbiamo visto, la natura si ribella e questo deve esserci da monito.