Produrre pomodori da mensa ad elevato valore nutrizionale, arricchiti in iodio, attraverso la biofortificazione mirata. È l’obiettivo raggiunto dal gruppo di ricerca in Orticoltura del Dipartimento di scienze del suolo, della pianta e degli alimenti (Disspa) dell’Università di Bari, che ha visto anche la collaborazione dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Centro nazionale delle ricerche (Ispa-Cnr) e del Dipartimento di scienze agrarie, alimenti, risorse naturali e ingegneria (Dafne) dell’Università di Foggia. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale Scientia Horticulturae.
Cos’è la biofortificazione? È il processo che consente di migliorare la qualità nutrizionale di una pianta o di una porzione di essa. Come spiegato dal Cnr, la produzione di vegetali biofortificati può essere ottenuta mediante differenti approcci: tecniche di ingegneria genetica, sistemi convenzionali di miglioramento genetico delle piante, approcci di tipo agronomico. Tra gli approcci di biofortificazione agronomica, notevole interesse richiamano i sistemi di coltivazione senza suolo in quanto permettono di gestire in maniera precisa la nutrizione della pianta, modulando l’accumulo e/o la riduzione di elementi minerali utili.
L’attività sperimentale condotta dall’Università di Bari sul pomodoro arricchito di iodio è avvenuta in una azienda di Monopoli (Ba) specializzata nella produzione di pomodori da mensa in serra in sistema di coltivazione senza suolo a ciclo chiuso.
Iodio nel pomodoro fresco in alternativa al sale iodato
Tra le strategie per favorire l’acquisizione di questo minerale, essenziale per la salute umana, attraverso la nutrizione figura il consumo giornaliero di prodotti vegetali freschi, come il pomodoro ad alto contenuto di iodio (in alternativa al sale iodato).
I ricercatori, attraverso la biofortificazione agronomica, hanno quindi favorito l’accumulo spontaneo del minerale nell’organo vegetale di interesse alimentare.
Come spiegato da Pietro Santamaria, docente di Orticoltura del Disspa, «lo iodio non è essenziale per la crescita delle piante di pomodoro, che tuttavia sono in grado di assorbirlo e accumularlo in piccolissime quantità, tali da non determinare tossicità. In sistemi senza suolo a ciclo chiuso, però, anche bassissime concentrazioni di iodio nella soluzione nutritiva ricircolante possono determinare fitotossicità. Questa criticità potrebbe essere superata con la somministrazione spray per via fogliare e localizzata sulla vegetazione».
L’esperimento. Applicazione spray localizzata di iodio
Come spiegato dal gruppo di ricerca, lo studio ha riguardato l’applicazione localizzata per via fogliare di iodio in tre concentrazioni (0, 1, 5 mM), valutando due siti di applicazione (apice vegetativo dello stelo e tre foglie sovrastanti il grappolo target), su due ibridi di pomodoro, tipo ciliegino e datterino, in quattro applicazioni. L’applicazione di iodio biofortificante è stata eseguita ogni 10 giorni per un totale di quattro volte, ogni volta utilizzando un volume fisso di iodo di 50ml ogni stelo.
L’esperimento è stato condotto su piante in piena fase produttiva. Sono stati analizzati: stato di salute e di crescita della vegetazione, produzione e qualità commerciale (forma, calibro, colore, acidità titolabile e pH del succo, solidi solubili totali), profilo nutrizionale (contenuto in carotenoidi, tra cui licopene e β-carotene, polifenoli totali) e l’accumulo di iodio in frutti target e foglie trattate.
Nessuna tossicità dopo i trattamenti
L’applicazione alle tre foglie sovrastanti il grappolo target è stata la più efficace nell’accumulo per entrambe le tipologie di pomodoro. Le dosi impiegate non hanno causato sintomi di tossicità e i trattamenti non hanno influenzato produzione e qualità commerciale e nutrizionale del frutto, ad eccezione di un incremento di carotenoidi totali e licopene all’aumentare della dose somministrata.
Al termine delle prove si è attestato che: 100g di pomodori freschi biofortificati con dose 1mM sono risultati i più idonei al parziale soddisfacimento del fabbisogno giornaliero in iodio indicato dalle organizzazioni per la salute a livello mondiale, senza tossicità per pianta e consumatore, oltre che più ricchi in polifenoli totali nel caso del datterino.
Per approfondimenti: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0304423823009755?dgcid=coauthor