L’uso dei fertilizzanti di sintesi è uno dei mezzi agronomici che più impattano sulla sostenibilità agricola. I concimi chimici incidono sulla salute del suolo, contribuiscono all’aumento delle emissioni di gas serra influendo quindi sui cambiamenti climatici. Inoltre, la dispersione dei fertilizzanti, soprattutto di quelli in eccesso con possibile perdita nelle falde acquifere, è una conseguenza dannosa da limitare. Il settore primario chiamato ad essere sempre più sostenibile necessita inevitabilmente anche di una fertilizzazione meno impattante. A supporto le tecnologie dell’agricoltura di precisione che permettono di distribuire il fertilizzante seguendo mappe di prescrizione, “misurando” quindi il dosaggio in base alla richiesta di utilizzo per ciascuna coltura.
Proprio per verificare l’effetto della fertilizzazione di precisione a rateo variabile con un approccio sito-specifico, il Crea, con il suo centro di Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, ha condotto, nell’ambito del progetto Agridigit, la ricerca Case Study on the Economic and Environmental Impact of the Introduction of the Variable-Rate Distribution of Fertilizer in Wheat (Triticum aestivum L.) Cultivation (Caso studio sull’impatto economico e ambientale della concimazione a rateo variabile nel grano).
Lo studio sul frumento
Premettendo che la fertilizzazione gioca un ruolo strategico nella coltivazione del grano, contribuendo alla resa del raccolto sia in termini quantitativi che qualitativi, il modo in cui si concima può influire su diversi aspetti. Vediamo come.
I ricercatori del Crea, combinando le tecnologie più avanzate attualmente disponibili, hanno messo a confronto sullo stesso campo di frumento in due anni successivi due diverse tipologie di distribuzione di fertilizzanti: uniforme il primo anno e sito-specifica il secondo anno. In questi due anni i dati meteorologici hanno avuto andamenti simili e il campo sperimentale di grano del Crea a Treviglio (BG), di circa 15 ettari, è stato concimato con la stessa dose media (150 kg) per ettaro. È stato utilizzato uno spandiconcime centrifugo abbinato ad un trattore dotato di un sistema satellitare per la distribuzione dell’urea – concime azotato ampiamente diffuso e facilmente solubile in acqua – controllata da una centralina in grado di garantire sia l’uniformità dell’erogazione in tutto il campo prova, sia la dose richiesta secondo la mappa di prescrizione elaborata a partire dall’analisi della coltura. Nello specifico, si è trattato di raccogliere informazioni geolocalizzate riunendole poi in un’unica mappa di prescrizione che ha indicato alla macchina la dose e il luogo della distribuzione.
I risultati
Nel caso preso in esame, quando la concimazione è stata eseguita secondo la mappa di prescrizione, ottimizzando la distribuzione dei trattamenti in zone definite, queste ultime hanno incrementato significativamente la loro produzione (quasi +14%), contribuendo quindi all’aumento complessivo della resa del campo coltivato. Le altre aree trattate con una dose ridotta di fertilizzante hanno registrato una produzione inferiore nel secondo anno rispetto all’anno precedente, che però non ha inciso sull’aumento complessivo della resa del campo.
Con rateo variabile minor rischio di fertilizzanti in eccesso nelle falde acquifere
Oltre all’incremento della capacità produttiva, lo studio condotto dal Crea ha evidenziato che la distribuzione rateo variabile consente di adattare la disponibilità di nutrienti distribuiti nel terreno con le reali necessità delle piante. Questo comporta un’evidente riduzione del rischio relativo all’impatto dei fertilizzanti in eccesso sulle falde acquifere.
Oltre a efficientare la gestione della concimazione, l’agricoltura di precisione, supportata da informazioni satellitari, favorisce il miglioramento delle pratiche agronomiche permettendo anche la registrazione, la conservazione e la tracciabilità delle informazioni.
Per approfondire, al seguente link lo studio Crea pubblicato sulla rivista Sustainability.