Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 ha segnato nel 2024 per la prima volta un rallentamento: -8% rispetto al 2023, assestandosi a 2,3 miliardi di euro. La frenata più decisa ha coinvolto la componente meccanica, con un calo significativo degli investimenti delle aziende agricole in macchinari (il 29% del totale) e attrezzature (26,5%).
È proseguita invece la crescita relativa a soluzioni software, come FMIS (Farm Management Information System, 13,5 % del totale), Decision Support System (DSS, 9,5%), sistemi di monitoraggio e mappatura dei suoli (9%) e delle colture (9%).
È la fotografia scattata dalla ricerca dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università degli Studi di Brescia, presentata al convegno “Smart agrifood: è tempo di una nuova consapevolezza!”.
Redditi agricoli e sussidi pubblici in calo
Come sottolineato nello studio, il rallentamento del mercato di agricoltura 4.0 è causato dalla flessione dei redditi agricoli, dagli investimenti già realizzati negli scorsi anni e dalla riduzione degli incentivi pubblici. Il direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood, Andrea Bacchetti, durante l’incontro ha evidenziato che una quota pari all’84% delle imprese che ha scelto di adottare soluzioni di Agricoltura 4.0 ha usufruito di almeno un incentivo. Era quindi lecito attendersi che una contrazione dei sussidi pubblici all’acquisto avrebbe generato tale trend flessivo.
Superfici 4.0 stazionarie
A fronte del rallentamento della spesa complessiva in nuove tecnologie, nel 2024 la superficie italiana coltivata con soluzioni 4.0 è risultata pressoché stazionaria, passando dal 9% del 2023 al 9,5% del 2024. L’adozione delle tecnologie si è infatti intensificata tra le aziende che ne erano già utilizzatrici, mentre è cresciuta poco la quota di nuovi investimenti. Il 41% delle aziende adotta oggi almeno una soluzione di agricoltura 4.0, il 29% due o più. Il digitale è maggiormente presente in aziende di dimensioni importanti, sia in termini di superfici che di fatturato, o appartenenti a cooperative o consorzi.
Una nuova consapevolezza, ancora per pochi
Rispetto agli anni passati il rapporto ha sottolineato un’evoluzione delle ragioni che spingono le aziende agricole a investire in soluzioni digitali. Si è passati dallo scegliere le nuove tecnologie primariamente per incrementare “l’ottimizzazione di input e fattori produttivi” alla consapevolezza di come queste possano migliorare la capacità previsionale (41%), migliorare le attività di controllo e gestione dell’azienda (38%) e perfezionare la pianificazione delle attività aziendali (32%).
Il potenziale delle soluzioni intelligenti, non solo in campo, è quindi percepito dagli agricoltori, anche se, come spiegato dall’analisi, solo l’8% delle imprese è effettivamente “maturo” dal punto di vista digitale, mentre il 35% è “in cammino” e ben il 57% è in ritardo. Tra le aziende in ritardo, più del 90% è completamente fermo, cioè non ha ancora investito in soluzioni digitali e non è nemmeno sicuro di farlo nei prossimi anni.
Agricoltura 4.0 alleata della sostenibilità
Come spiegato dalla direttrice dell’Osservatorio Smart AgriFood Chiara Corbo: «Le analisi di casi di applicazione in campo di soluzioni digitali in diversi Paesi europei evidenziano chiari benefici per gli agricoltori in termini di sostenibilità. Ad esempio, se l’utilizzo di DSS su grano duro in Turchia ha consentito di diminuire del 35% l’azoto apportato alla coltura e incrementarne la resa del 6%, in Italia, su una coltura di pomodoro da industria, grazie all’uso di DSS e stazioni agrometeorologiche, è stato ottenuto un beneficio netto di 400 euro per ettaro, frutto di un aumento di resa e di un risparmio di input agronomici».