di Giorgio Piazza, Presidente Fondazione Enpaia
Per garantire la qualità dei prodotti agricoli in una prospettiva di sostenibilità ambientale occorre migliorare la qualità dei suoli attraverso tecniche agronomiche a basso impatto – che riducano sensibilmente l’uso della chimica – e un incremento della sostanza organica, condizione necessaria ad un aumento della fertilità. Anche dal punto di vista etico-morale, credo sia utilissimo alla comunità tutta dei cittadini, che il settore agricolo punti con convinzione ad un approccio sostenibile, biologico, nella produzione del cibo. Altro tema fondamentale è l’utilizzo virtuoso dell’acqua mediante un corretto impiego della risorsa, che preveda una riduzione dei volumi irrigui (nuovi sistemi) al di sotto del litro al secondo per ettaro e una maggior resilienza idrica dei terreni, attraverso l’aumento della sostanza organica, quindi della loro fertilità. Mi auguro che le scelte imprenditoriali ed agronomiche del mondo agricolo, oltre che del mercato (prezzi), vengano guidate da un forte cambiamento, con l’utilizzo di nuove tecnologie (agricoltura 4.0) e dal recupero in chiave moderna di antichi saperi e conoscenze.
Serve un cambio paradigmatico nell’agricoltura del terzo millennio, capace di migliorare la terra, riconsegnandola migliore e più fertile a chi verrà dopo di noi. Certo, questo sistema scombussolerebbe quello attuale, perché richiederebbe un’organizzazione molto complessa con scelte agronomiche diverse quali un ritorno al passato, l’utilizzo di metodi più naturali, la capacità di operare ruoli nuovi (ecosistemici, abbattimento gas climalteranti) e ottenere un risparmio idrico. Questo è il cambiamento epocale che mi piacerebbe notare nella PAC (Politica Agricola Comune) sia di primo che di secondo pilastro. La formazione e l’informazione, in questo quadro, giocano un ruolo molto importante. La sensibilizzazione e l’educazione dei giovani a considerare il terreno (suoli) e l’acqua come un autentico patrimonio prezioso, non infinito, da tutelare, quale bene comune a disposizione di tutti, dovrebbe essere un punto nodale di tutti i percorsi formativi.
E’ un salto di qualità che la Comunità Europea e gli Stati nazionali dovrebbero favorire, perché ci stiamo avvicinando – dal punto di vista ambientale – al punto di non ritorno. Serve un’educazione ambientale nuova, anche come forma di educazione civica. L’agricoltura ha una grande capacità di resilienza e di recupero delle proprie potenzialità; importantissimo sarà che l’uomo faccia bene la sua parte dandole una mano.