di Sandro Gambuzza, Vicepresidente Confagricoltura
Stiamo vivendo una fase di profonda incertezza. In poco più di due anni abbiamo affrontato una serie di eventi che solitamente accadono in un secolo: in un contesto già profondamente provato da una pandemia su scala globale, si sono innestati un conflitto bellico alle porte d’Europa e uno stravolgimento climatico senza precedenti. Dopo queste emergenze il mondo è cambiato, enormemente.
È fondamentale che le istituzioni, insieme alle organizzazioni delle imprese e delle parti sociali, collaborino con l’obiettivo di ridefinire un sistema agricolo che sostenga concretamente le aziende nel processo di adattamento a questa realtà.
Il rinnovo del contratto collettivo nazionale siglato a Palazzo della Valle lo scorso giugno è una grande esempio di lungimiranza e un importante segnale di fiducia per il futuro delle aziende e dei propri lavoratori. Un contratto che interessa quasi 200.000 imprese e oltre 1 milione di lavoratori, firmato con l’obiettivo di valorizzare il ruolo fondamentale che ricoprono le donne e gli uomini impiegati nelle aziende, soprattutto in un momento come questo, in cui il contesto internazionale richiede uno sforzo produttivo ulteriore, anche attraverso l’introduzione di elementi di modernizzazione e innovazione tecnologica.
Servono incentivi ed investimenti per affrontare la lotta ai cambiamenti climatici e il percorso di decarbonizzazione, in un quadro complessivo di salvaguardia del potenziale produttivo delle imprese, dei posti di lavoro e del potere d’acquisto dei lavoratori.
E’ quindi necessario muoversi su più fronti, potenziando e valorizzando da un lato la presenza dei giovani in agricoltura e, dall’altro, le competenze degli imprenditori e degli impiegati agricoli. E’ necessario rivedere con maggiore velocità e concretezza i programmi e gli strumenti di formazione attraverso percorsi di formazione professionale, adeguando i programmi di istruzione scolastica e con particolare attenzione al sistema degli ITS. La formazione deve quindi necessariamente coinvolgere la forza lavoro già attiva e quella futura per creare le nuove figure richieste dal mercato e una nuova dimensione imprenditoriale capace di adattarsi e rispondere al contesto economico in continuo mutamento.
Con la legge di bilancio 2023 siamo tornati a parlare di voucher. Uno strumento di flessibilità utile per ampliare l’accesso delle aziende alla possibilità di utilizzo del contratto di prestazione occasionale, per quanto la complessità del mercato del lavoro in agricoltura comporti la necessità di intervenire primariamente sulla scarsità di manodopera e i costi del settore, per i quali sarebbe utile estendere in parte anche alle imprese l’apprezzato taglio del cuneo fiscale.
Come imprenditori ci saremmo aspettati un taglio del cuneo anche per i datori di lavoro, che sopportano costi degli oneri sociali particolarmente elevati soprattutto nelle aree agricole non svantaggiate.
Nel disegno di legge di bilancio giudichiamo positivi gli sgravi per le assunzioni di giovani under 36 e per la trasformazione dei rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato. Confagricoltura crede da sempre nella necessità introdurre misure che favoriscano la stabilizzazione del lavoro in agricoltura.
Bene anche la conferma degli sgravi contributivi per giovani Iap e coltivatori diretti che si iscrivono nel 2023 e che favoriscono il ricambio generazionale.
Sul fronte delle pensioni, il disegno di legge di bilancio introduce, o reitera, alcune ipotesi, eccezionali rispetto alla regola, che consentono di anticipare l’accesso al pensionamento rispetto ai 67 anni canonici (quota 103 con 41 anni di contributi; opzione donna; ape sociale).
A riguardo, notiamo che ancora una volta non si affronta la questione in modo strutturato, ma si preferiscono soluzioni estemporanee, sperimentali e che rappresentano eccezioni rispetto alla regola.
Il rischio per le imprese nell’introduzione/reiterazione di queste forme di pensionamento anticipato è che le stesse possano favorire un esodo prematuro dal lavoro, aggravando ulteriormente la penuria di manodopera in agricoltura, che peraltro è composta in buona parte da lavoratori ultracinquantacinquenni.
Inoltre, per Confagricoltura, occorre sempre essere attenti ai costi, perché misure di questo tipo possono aggravare la situazione della finanza pubblica. Sarebbe insomma preferibile disciplinare in modo chiaro, strutturale e sostenibile le ipotesi di pensionamento anticipato, invece di continuare ad andare avanti con le eccezioni.
La prossima sfida da combattere insieme, imprese e lavoratori, è quella del 1° gennaio 2023, con l’entrata in vigore della nuova PAC in cui si prevede, per la prima volta, la condizionalità sociale ai fini dell’erogazione dei pagamenti diretti. Con il Piano Strategico Nazionale appena approvato, poi, bisognerà gestire le novità con un passaggio complicato anche dal punto di vista operativo. Andiamo quindi incontro a un contesto ricco di novità e di aspettative che richiedono un impegno comune affinché le nuove regole siano applicate in modo sostenibile per tutti.
Confagricoltura è pronta ad avviare quanto prima le discussioni.