“Il giornalismo, quando si fa carico della realtà del lavoro agricolo, non racconta solo fatti: semina consapevolezza, coltiva dignità, raccoglie civiltà.” Lo ha dichiarato, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna, Giuseppe Meloni, che ha aperto i lavori del seminario sulla “Tutela dei diritti del lavoro in agricoltura”. Meloni ha sottolineato il ruolo del giornalismo come presidio etico e strumento di giustizia sociale. L’incontro, tredicesimo dei corsi formativi approvati dal Consiglio nazionale dei Giornalisti, è stato organizzato dall’Ordine regionale e dall’Associazione Stampa Sarda, in collaborazione con la Fondazione Enpaia. All’evento hanno preso parte anche i vertici dell’Unarga nazionale, rappresentati dal presidente Roberto Zalambani.
Il corso di formazione ha riunito decine di giornalisti per un confronto su temi che intrecciano diritto, territorio e cultura. L’agricoltura, soprattutto in Sardegna, non è solo economia: è identità, paesaggio, memoria. Con oltre 47.000 aziende e il 19% dei produttori certificati italiani, l’isola si conferma laboratorio di eccellenze e sfide. “Raccontarla, ha riferito il presidente Meloni, significa dare voce a chi la vive, e il giornalismo ha il compito di coltivare questa narrazione con competenza e responsabilità”.
“La tutela dei diritti nel lavoro agricolo, come ha ricordato Simonetta Selloni, presidente dell’Associazione Stampa Sarda, investe l’intero sistema Paese. Il giornalista, in questo contesto, è chiamato a garantire una narrazione corretta, capace di illuminare le dinamiche del settore e le trasformazioni in atto, tra innovazione tecnologica e tensioni globali. Una narrazione che non si limita a descrivere, ma che assume il compito di “rendere visibile ciò che rischia di restare invisibile”, richiamando il messaggio di apertura del presidente dell’OdG della Sardegna Meloni.
Il Ten. Col. Pier Giuseppe Zago, comandante del gruppo Carabinieri Tutela del Lavoro di Roma, ha illustrato dati importanti riferiti a centinaia di accessi ispettivi e di sospensioni aziendali, anche di arresti per caporalato. “Il lavoro nero non è solo un reato. Ha riferito l’ufficiale dell’arma, è una ferita aperta nella dignità del lavoro”. L’azione del Comando nazionale Tutela del Lavoro, sotto la guida del Generale di Brigata Antonio Bandiera, si conferma presidio di legalità e giustizia sociale, e si prepara nel 2026 a festeggiare i primi cento anni di attività.
“Nella sola regione Sardegna – ha affermato il Ten. Col. Pier Giuseppe ZAGO, – nel 2024 – sono stati effettuati 338 accessi ispettivi presso altrettante aziende che hanno portato all’adozione di 34 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale per gravi violazioni in materia di sicurezza o lavoro nero. Sono stati controllati 1469 lavoratori, 548 sono risultati irregolari, di cui ben 101 erano occupati “in nero”. Nel 2025 sono già 300 le aziende ispezionate; 1.129 i lavoratori controllati, 341 quelli irregolari di cui 93 in nero, e 1 clandestino. Il NIL di Cagliari congiuntamente all’Arma territoriale ha tratto in arresto, in flagranza di reato un imprenditore agricolo, ritenuto responsabile di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, per aver impiegato per anni un lavoratore clandestino di etnia indiana in condizioni di sfruttamento, approfittando del suo stato di bisogno e della particolare condizione di vulnerabilità.
Il question time ha aperto il dialogo con i partecipanti, che hanno potuto confrontarsi su temi di rilievo come welfare, previdenza, sostenibilità e intelligenza artificiale. In linea con le riflessioni introduttive, il confronto ha mostrato come la formazione possa essere esercizio civile, linguistico e professionale, ma anche occasione per “seminare pensiero e raccogliere consapevolezza”.
Massimo Fiorio, del Ministero del Lavoro e membro del CdA di Fondazione Enpaia, ha evidenziato come il sistema Italia possa competere in Europa solo se fondato su equità e protezione sociale. Ha ricordato il decennale della Legge 141/2015 sull’agricoltura sociale, che ha trasformato un fenomeno frammentato in un modello normativo riconosciuto a livello europeo. Le fattorie sociali, oggi, sono luoghi di inclusione, cura e resilienza. L’agricoltura diventa così strumento di welfare, capace di generare impatto sociale e rigenerare territori.
Francesco Gagliardi, responsabile della comunicazione di Fondazione Enpaia e direttore della testata giornalistica Previdenza Agricola, ha mostrato il volto operativo della Fondazione: investimenti strategici che rafforzano le filiere locali e la base contributiva. L’esempio di Granarolo, con il sostegno a produttori come Podda in Sardegna, dimostra come previdenza e sviluppo possano camminare insieme, tutelando il lavoro e valorizzando il made in Italy.
L’intelligenza artificiale sta trasformando il lavoro nei campi e le connessioni in agricoltura. Giuseppe Peleggi, direttore della ricerca e delle rilevazioni statistiche di Fondazione Enpaia, ha offerto una lettura storica e critica del tema dei dazi che “appaiono efficaci, ma è un’illusione: nel breve periodo drogano l’economia, nel lungo si rivelano una sciagura.” Dai moli di Atene ai pubblicani romani, fino alle guerre commerciali moderne, Peleggi che in passato ha ricoperto l’incarico di direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei Monopoli di Stato ha affermato che, “la lezione è chiara: il libero scambio è linfa per l’innovazione, mentre le barriere fiscali rischiano di soffocare la crescita”.
Durante il corso di formazione particolare attenzione è stata dedicata all’agricoltura della Sardegna, analizzata attraverso dati economici, punti di forza e di debolezza, eccellenze DOP e IGP, e prospettive future. La Sardegna si è conferma terra di biodiversità, tradizioni enooleogastronomiche e innovazione, con un settore primario che incide per il 4,77% sul PIL regionale e impiega oltre 30.000 unità lavorative.
Come ha ricordato il presidente Meloni, “raccontare l’agricoltura significa raccontare l’Italia che lavora, che resiste, che innova”. Il corso ha proposto una visione integrata del lavoro agricolo: non solo produzione, ma cultura, diritto, sostenibilità. Ha offerto strumenti concreti per comprendere la legislazione agricola, i diritti e i doveri di datori di lavoro e dipendenti, ed ha insegnato che la narrazione può essere anche atto di responsabilità sociale.

